Da quasi un anno un conflitto dimenticato e una catastrofe umanitaria, che colpisce metà della popolazione, sono terreno fertile per gli uomini del Califfo e di al-Qaeda.
Lo Yemen, il Paese che gli antichi chiamavano Arabia Felix, da undici mesi è devastato dalla guerra e sconvolto da una delle peggiori, e più ignorata, crisi umanitaria del mondo. Oltre la metà della popolazione soffre la fame ei civili sono bersagli e ostaggio di tutte le forze in campo.
I bombardamenti non risparmiano niente e nessuno, nella città sud-occidentale di Taiz l’ospedale principale è stato colpito diverse volte. “Un intero reparto è stato ridotto in briciole – ha dichiarato Sadeq Shujaa, primario dell’ospedale – la nostra situazione è disastrosa. Non abbiamo medicinali e siamo costretti a cercarli di contrabbando. Intanto, ogni giorno arrivano decine e decine di feriti.”
Taiz è contesa tra le milizie sunnite filogovernative, e i ribelli Houthi (il nome degli sciiti in Yemen ndr). La città è uno dei fronti peggiori della guerra. Dopo che le forze ribelli, nel marzo scorso, avevano spodestato il governo filosaudita del Presidente Rabbih Mansur Hadi un’alleanza di paesi, guidata dall’Arabia Saudita, è intervenuta nel tentativo di riportarlo al potere.
Riyadh e i suoi alleati hanno lanciato centinaia di attacchi aerei, inviato truppe di terra e imposto un blocco navale.
Gli Houthi, sostenuti dall’Iran, sono alleati con parte dell’esercito fedele all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, e affermano che stanno guidando una rivoluzione contro un governo corrotto e in balia degli invasori stranieri.
I combattimenti hanno ucciso circa 6.000 persone, più della metà civili. Oltre le bombe è la fame la grande tragedia del popolo Yemenita. Le Nazioni Unite parlano di una crisi alimentare sconcertante, la carestia colpisce più della metà della popolazione, secondo la FAO già 14,4 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare.
In tempo di pace lo Yemen, un territorio arido con solo il 4% delle terre coltivabili, importava il 90% dei prodotti alimentari di base. Oggi la maggior parte di quel 4% non è coltivato a causa del conflitto.
“Più di due milioni di persone sono sfollate. In queste condizioni non c’è un facile accesso all’assistenza sanitaria, e 320.000 bambini sotto i cinque anni sono gravemente malnutriti.” Ha dichiarato Mohammad al-Assadi, dell’UNICEF.
Questo conflitto ignorato, quasi dimenticato, non fa solo strage di civili, ma la guerra e i suoi effetti consentono a ISIS e ad al-Qaeda di rafforzare notevolmente le loro posizioni. Nel sud del Paese le due organizzazioni terroristiche prosperano, grazie all’assenza delle autorità statali e allo scarso o nullo contrasto della coalizione filo governativa guidata dall’Arabia Saudita. Molti analisti temono che la crescente forza militare di questi gruppi sia quasi inarrestabile.
“Al-Qaeda e ISIS sono senza dubbio i beneficiari principali della guerra in Yemen”, si afferma in un rapporto di “International Crisis Group” del mese scorso.
I due gruppi militanti, nemici ideologici dei ribelli sciiti Houthi che si oppongono al governo di Hadi, hanno “spostato i loro combattenti nello spazio lasciato libero da entrambe le parti in conflitto. Inoltre, le armi e le risorse destinate alle forze governative per combattere gli Houthi sono in parte finite nelle mani di al-Qaeda e ISIS. Un fenomeno che potrebbe accrescersi se gli Houthi dovessero continuare a perdere terreno”, è scritto nel rapporto.
Soprattutto all’inizio del conflitto le forze lealiste hanno fatto affidamento sul sostegno dei miliziani della ‘Resistenza Popolare’ nella lotta contro gli Houthi.
“Questi uomini, però, erano stati indottrinati e addestrati da salafiti vicini ad al-Qaeda”, dice Yasser al-Rami, ricercatore libanese esperto delle dinamiche dei gruppi islamisti in Yemen.
Dopo la riconquista delle province meridionali Hadi ha avviato l’integrazione dei miliziani della ‘Resistenza Popolare’ nell’esercito e nella polizia. “Questo processo è stato ostacolato dalla scarsità di mezzi finanziari e dall’assenza di un chiaro meccanismo per renderlo operativo. Così, a causa della delusione un gran numero di combattenti della ‘Resistenza’ ha finito per entrare in al-Qaeda e ISIS”, ha detto al-Rami aggiungendo che il maggiore beneficiario di questo esodo è stato al-Qaeda. Questo è possibile grazie alle grandi risorse finanziarie dei due gruppi e alla buona disponibilità di armi e attrezzature.
Al-Qaeda è attiva in Yemen da più di venti anni ed è ben radicata in molte aree del Paese. Anche se molti dei suoi leader sono stati uccisi in attacchi dei droni statunitensi, al-Qaeda è “oggi più potente che mai”, secondo le ricerche del “Soufan Group”, legato all’intelligence degli Stati Uniti. “Lo Stato Islamico non è neanche lontanamente forte come al-Qaeda”, si sostiene in una loro relazione.
ISIS in Yemen è stato creato da disertori di al-Qaeda nel novembre 2014, e ha realizzato i suoi primi attacchi nel marzo successivo contro alcune moschee sciite nella capitale, Sanaa. “Quello che manca allo Stato Islamico in termini di uomini e strutture lo compensa con la violenza e la determinazione di prendere piede in un altro paese al collasso nella regione Mediorientale.” Ha detto al-Rami
Lo scorso aprile gli uomini di al-Qaeda hanno conquistato la capitale della provincia di Hadramawt, Mukalla e diverse installazioni petrolifere nelle vicinanze. Da Mukalla sono avanzati per riconquistare alcune province meridionali, tra cui Abyan l’anno scorso e la vicina Lahej e Shabwa.
“Per quanto riguarda ISIS il presidente Hadi accusa il suo predecessore di usarlo per i suoi scopi. Intanto gli uomini del Califfo stanno attuando una strategia di espansione dei loro territori”, ci dice ancora al-Rami, che conclude “Mentre tutti guardano alla Libia c’è un rischio concreto della nascita di un califfato in Yemen, se ISIS dovesse uscire sconfitto in Siria e in Iraq.”
Da quasi un anno un conflitto dimenticato e una catastrofe umanitaria, che colpisce metà della popolazione, sono terreno fertile per gli uomini del Califfo e di al-Qaeda.