Il funzionario più anziano nella storia della Repubblica Popolare a finire agli arresti domiciliari. Si tratta di Zhou Yongkang, ex numero nove della nomenklatura comunista, ex zar della sicurezza, per la sua funzione di capo degli apparati repressivi cinesi e – pare – signore del petrolio e dell’energia in Cina. E’ la «tigre» promessa da Xi Jinping nella sua campagna contro la corruzione.
Le accuse sarebbero di corruzione, ma naturalmente al riguardo le news che arriveranno nei prossimi giorni chiariranno tutto. Per ora si tratta di fonti che avrebbero dato la notizia, clamorosa benché già discussa da tempo, ai giornalisti della Reuters. Da tempo infatti sembrava che il cerchio intorno a Zhou, dato come alleato fino alla fine di Bo Xilai, si stesse stringendo. Prima erano stati arrestati alcuni dei suoi alleati storici nel campo dell’economia, compresi alcuni importanti dirigenti dell’azienda petrolifera statale, che si dice fosse controllata da Zhou.
Poi era stato il turno del figlio, messo ai domiciliari e fatto tornare dagli Stati Uniti, dove viveva, per essere a disposizione dei funzionari investigativi cinesi. E ora pare che Zhou stesso sia chiuso in casa, controllato e pronto a subire le interrogazioni dei suoi ex compagni di repressione.
Secondo quanto diffuso dalla Reuters, «La libertà di Zhou Yongkang è stata limitata e i suoi movimenti sono monitorati», ha detto una fonte, aggiungendo che non può lasciare la sua casa di Pechino o ricevere ospiti senza preventiva approvazione. Zhou è indagato per aver violato la disciplina di partito, gergo ufficiale per corruzione, dicono le fonti. Non hanno detto quali siano le accuse specifiche».

Muovendosi intorno alla metafora della «tigre» le fonti della Reuters proseguono: «Xi ha tirato fuori tutti i denti della tigre, ha detto una seconda fonte, riferendosi alla caduta degli uomini di Zhou, tra cui Jiang Jiemin, che è stato il principale regolatore delle imprese statali per soli cinque mesi fino a settembre, quando i media di stato hanno riferito che era stato messo sotto inchiesta per gravi violazioni disciplinari».
Jiang precedentemente era stato presidente della statale China National Petroleum Corp (CNPC) – la base di potere di Zhou Yongkang – così come una delle sue controllate, il colosso petrolifero e del gas PetroChina. Zhou invece era stato direttore generale della CNPC dal 1996 al 1998, vero e proprio trampolino di lancio della sua carriera politica.
«Zhou Yongkang è una tigre senza denti ed equivale a una tigre morta. La domanda è: Xi scuoierà la tigre? ha detto una fonte». Di sicuro la caduta di Zhou avrà ampie ripercussione, perché la sua base di potere non era di quelle leggere, anzi. Come al solito alla caduta del vertice di una piramide, in Cina, seguiranno altri rocamboleschi scivoloni.
Cosa potrà dirci l’arresto di Zhou, dunque? Intanto il livello di alleanza con Bo Xilai e magari chiarire, se mai si potrà, se davvero dopo la caduta di Bo Zhou si era messo alla testa di forze che tentarono addirittura di mettere a segno un colpo di stato.
In secondo luogo potrebbe essere un modo, uno strumento, per mappare ulteriormente le nuove alleanze all’interno del Partito Comunista, sempre più contrassegnato da fazioni che non sembrano rassegnarsi al ruolo di comprimari rispetto alla guida forte di Xi.
Il funzionario più anziano nella storia della Repubblica Popolare a finire agli arresti domiciliari. Si tratta di Zhou Yongkang, ex numero nove della nomenklatura comunista, ex zar della sicurezza, per la sua funzione di capo degli apparati repressivi cinesi e – pare – signore del petrolio e dell’energia in Cina. E’ la «tigre» promessa da Xi Jinping nella sua campagna contro la corruzione.