I pentastellati bussano alla porta dell’S&D, uno dei gruppi tradizionalmente più europeisti del Parlamento europeo. L’affiliazione aiuterebbe il partito di Conte a uscire dalla marginalità
Continuano le manovre di avvicinamento del Movimento 5 Stelle all’S&D, il gruppo dell’Europarlamento che riunisce i partiti socialdemocratici di tutta la Ue. I pentastellati, che hanno inaugurato la propria presenza europea nel gruppo Efd di Nigel Farage, l’ideologo della Brexit, bussano alla porta di uno dei gruppi tradizionalmente più europeisti. “Stiamo lavorando a una coalizione progressista e anche in Europa… Dobbiamo guardare a quell’area, aderendo all’S&D”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio al Mattino nei giorni scorsi.
L’affiliazione del M5S alla famiglia socialista (secondo gruppo dopo il Ppe), aiuterebbe il partito di Conte a uscire da quella marginalità, che colpisce tutti i non iscritti in Europa.
Non è la prima volta che il Movimento 5 Stelle cerca casa nell’Europarlamento.
Prima ha provato a creare un proprio gruppo, con alcuni partiti populisti, tra cui i greci di Akkel, i polacchi di Kukiz’15 e i finlandesi di Liike Nyt, ma le scarse fortune alle urne dei propri compagni di viaggio, li ha costretti a desistere. In seguito si sono avvicinati al gruppo Egp (European Green Party-Efa) che accoglie i parlamentari Verdi, che però si è presto tirato indietro, rinfacciando al Movimento l’opaca relazione tra il partito e la Casaleggio e associati. I pentastellati hanno poi provato con Macron, avvicinando quella Renew Europe, che ospita anche Italia Viva di Matteo Renzi. Anche qui niente da fare, tanto che Di Maio pochi mesi dopo, ha incontrato diversi esponenti del movimento dei gilet gialli, spina nel fianco del Presidente francese.
A oggi l’iter ufficiale per la richiesta di adesione all’S&D non è ancora iniziato, ma se l’operazione dovesse concretizzarsi, la delegazione italiana della famiglia socialdemocratica diventerebbe la più forte. Oggi Enrico Letta vedrà a Bruxelles i compagni di partito per un’esplorazione “non è domani che si decide,” ha dichiarato il segretario dem ieri in serata a Repubblica TV, aggiungendo che “non è una questione di schieramento, ma di partire dai temi: l’Europa è stato un elemento divisivo tra noi nel passato” e questa è “un evoluzione che vedo positivamente”.
I dem, in caso di richiesta formale, dovrebbero dare un parere all’ingresso dei pentastellati nel gruppo. Dopo l’esperienza del Conte 2 e l’attuale sostegno comune al Governo Draghi, i due partiti sono più vicini, ma nel Pd c’è più di un mal di pancia. Intanto Carlo Calenda ha ribadito l’intenzione di lasciare il Pse se dovessero entrare i 5 Stelle, dichiarando di voler aderire al gruppo dei liberali.
I pentastellati bussano alla porta dell’S&D, uno dei gruppi tradizionalmente più europeisti del Parlamento europeo. L’affiliazione aiuterebbe il partito di Conte a uscire dalla marginalità