Shinzo Abe, il premier giapponese più longevo di sempre, si dimette per motivi di salute. Famoso per la sua "Abenomics", è stato una garanzia di stabilità politica
Shinzo Abe, il premier giapponese più longevo di sempre, si dimette per motivi di salute. Famoso per la sua “Abenomics”, è stato una garanzia di stabilità politica
Il Primo Ministro del Giappone Shinzo Abe ha annunciato ieri le dimissioni per motivi di salute. In carica dal 2012 – dopo un breve mandato di un anno, dal 2006 al 2007 –, Abe è stato il premier giapponese più longevo di sempre: una garanzia di stabilità politica, insomma, in un Paese dove i Governi tendono a durare poco.
Shinzo Abe, un conservatore, lascia l’incarico senza aver realizzato però uno dei suoi obiettivi principali: riformare la costituzione pacifista del Giappone – imposta dagli americani dopo la Seconda guerra mondiale –, il cui articolo 9 impedisce al Paese di avere un esercito e di dotarsi di capacità militari offensive.
Il Giappone passa all’offesa?
L’amministrazione Abe ha compiuto diversi passi in questo senso, curandosi però di ricondurre ogni mossa all’interno di una cornice difensiva. Ha permesso alle truppe giapponesi – note come Forze di autodifesa – di partecipare a missioni all’estero, ad esempio; e più recentemente ha spinto per l’acquisizione di capacità missilistiche d’attacco.
Si tratta, secondo Abe, di un riarmo necessario per il Giappone, che si trova a dover fronteggiare sia la crescente assertività della Cina in Asia, sia la minaccia nucleare della Corea del Nord.
A questo bisogna poi aggiungere il disimpegno internazionale degli Stati Uniti, che potrebbe sopravvivere a Donald Trump e caratterizzare – seppur in forme diverse – anche una eventuale presidenza Biden. Visto il contesto geopolitico, Tokyo non può permettersi di dipendere da Washington per la propria sicurezza, anche perché l’America potrebbe essere meno intenzionata a garantirla con le stesse somme allocate in passato.
Che cos’è l’Abenomics
Shinzo Abe è famoso anche per la sua dottrina economica – la cosiddetta “Abenomics” – fatta di tre “frecce”: lo stimolo monetario, la flessibilità fiscale e le riforme strutturali.
L’Abenomics avrebbe dovuto rinvigorire l’economia giapponese, che cresce a un tasso piuttosto basso e che ha diversi problemi: una popolazione che invecchia, un mercato del lavoro assai rigido e una produttività scarsa. Delle tre frecce della Abenomics, l’ultima – quella delle riforme – è quella che ha avuto meno successo.
Chi sarà il successore di Abe
Si sta ovviamente discutendo e speculando molto su chi sarà il successore di Shinzo Abe. I nomi che circolano di più sui giornali sono quattro: il capo di gabinetto Yoshihide Suga; il Ministro delle Finanze e vice premier Taro Aso; gli ex Ministri Shigeru Ishiba (della Difesa) e Fumio Kishida (degli Esteri).
Chiunque dovesse essere il successore, si ritroverà a operare nello stesso contesto di Abe e probabilmente manterrà sia le sue misure economiche, sia il suo focus sulle capacità offensive giapponesi. Meno probabile è che possa riuscire a garantire al Paese lo stesso livello di stabilità politica. Anche perché il mandato del successore scadrà a settembre del 2021, quando sarebbe dovuto terminare quello di Abe.
Il Primo Ministro del Giappone Shinzo Abe ha annunciato ieri le dimissioni per motivi di salute. In carica dal 2012 – dopo un breve mandato di un anno, dal 2006 al 2007 –, Abe è stato il premier giapponese più longevo di sempre: una garanzia di stabilità politica, insomma, in un Paese dove i Governi tendono a durare poco.
Shinzo Abe, un conservatore, lascia l’incarico senza aver realizzato però uno dei suoi obiettivi principali: riformare la costituzione pacifista del Giappone – imposta dagli americani dopo la Seconda guerra mondiale –, il cui articolo 9 impedisce al Paese di avere un esercito e di dotarsi di capacità militari offensive.
Il Giappone passa all’offesa?
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