Kirghizistan: dopo le proteste popolari elezioni invalidate
Le consultazioni parlamentari hanno portato in Parlamento quattro partiti, tutti vicini al Presidente Jeenbekov. I manifestanti irrompono in numerose sedi governative
Le consultazioni parlamentari hanno portato in Parlamento quattro partiti, tutti vicini al Presidente Jeenbekov. I manifestanti irrompono in numerose sedi governative
Tutto da rifare in Kirghizistan, Paese del Centro Asia confinante con la Cina dove domenica scorsa si sono tenute le elezioni parlamentari. A entrare nel Jogorku Kenesh, il Parlamento, 4 partiti su 16 presentatisi, tutti vicini al Presidente in carica Sooronbai Jeenbekov. Dal pomeriggio di lunedì 5 ottobre, i manifestanti hanno iniziato le proteste contro le sedi governative, riuscendo a penetrare al quartier generale della capitale, Bishkek. Le forze dell’ordine hanno risposto utilizzando gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili di gomma, specie nella zona centrale di piazza Ala Too.
Elezioni annullate
La Commissione Elettorale Centrale ha già annunciato che i risultati della tornata elettorale sono considerati invalidi, così come confermato da Gulnara Dzhurabaeva, membro dell’organismo. “Con l’ultima campagna elettorale abbiamo gettato discredito su noi stessi, dunque la soluzione migliore e più corretta è quella di rassegnare le dimissioni”, ha commentato la deputata.
La posizione dell’Osce
L’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, parla di elezioni “che hanno rispettato i diritti e le libertà”, e aggiunto che “la campagna è stata competitiva e, in generale, i candidati hanno potuto svolgere le loro attività liberamente. Tuttavia — sottolinea un primo report pubblicato dall’organizzazione — esistono accuse credibili circa il voto di scambio” così come su “una serie di decisioni controverse prese dalla Commissione Elettorale Centrale, che portano a dubitare della sua imparzialità”.
Lo sbarramento del 7%
La legge elettorale kirghiza prevede una soglia di sbarramento per entrare al Jogorku Kenesh del 7%, con l’obbligo di conquistare almeno lo 0,7% di voti in ciascuna delle 7 regioni del Paese. Il Parlamento è composto da 120 deputati, con mandato di 5 anni. Il Presidente del Kirghizistan — Paese governato secondo il modello semi-presidenziale — ha decretato le elezioni della scorsa domenica il 2 luglio 2020, terminando la legislatura che ha visto al potere il Partito social-democratico del Kirghizistan insieme agli altri gruppi politici Bir Bol, Kyrgyzstan and Respublika-Ata Jurt. Insieme, i 4 partiti detenevano una maggioranza di 95 deputati. Solo due i gruppi all’opposizione, Ata Meken e Onuguu-Progress.
Le reazioni politiche
Il Presidente Jeenbekov ha parlato di “alcune forze politiche che hanno cercato di conquistare il potere illegalmente. Sfruttando il risultato elettorale, hanno interrotto l’ordine pubblico. Hanno interrotto la vita pacifica dei cittadini. Hanno disobbedito agli ordini delle forze di polizia, picchiato i medici e danneggiato gli edifici”. Ma una serie di dimissioni è seguita agli scontri e alle proteste popolari. Ha rassegnato l’incarico il sindaco di Bishkek, Aziz Surakmatov, seguito dai rappresentanti governativi plenipotenziari delle regioni di Issyk-Kul, Talas e Naryn.
Peter Stano, Portavoce dell’Alto Commissariato dell’Ue per la Politica Estera, ha affermato che viene presa nota della dichiarazione di invalidità delle elezioni, e si richiamano “tutte le forze politiche nel Paese affinché agiscano nel solco della costituzione per risolvere pacificamente i dissidi. L’Unione europea — ricorda Stano — ha supportato lo sviluppo democratico del Kirghizistan fin dalla sua indipendenza e continuerà a supportare la crescita della nazione”.
Tra Cina, Russia e gli interessi occidentali
In Kirghizistan confluiscono gli interessi di numerosi attori internazionali. La Russia esercita ancora un grado d’influenza importante sull’intera regione, con legami militari, economici e attraverso organizzazioni multilaterali come l’Eurasia Economic Union, di cui Bishkek e Mosca fanno parte insieme al Kazakistan, all’Armenia e alla Bielorussia. Inoltre, il Kirghizistan è membro dell’Economioc Cooperation Organization, organizzazione vista da molti osservatori come estensione della posizione neo-ottomana della Turchia.
Ma non solo: il Paese è di forte interesse anche per la Cina nel contesto della Belt and Road Initiative, nonché degli Stati Uniti, in chiave anti-Pechino. Alcuni mesi fa Mike Pompeo si è recato in visita in Centro Asia, incontrando anche gli esponenti del Governo di Bishkek, ricordando che Washington ha, nel corso degli anni, contribuito allo sviluppo economico del Paese e della società civile locale con più di 2 miliardi di dollari in assistenza. Ancor più recentemente, gli States hanno assistito il Kirghizistan nella lotta contro il Covid-19 con oltre 4 milioni di dollari.
Le consultazioni parlamentari hanno portato in Parlamento quattro partiti, tutti vicini al Presidente Jeenbekov. I manifestanti irrompono in numerose sedi governative
Tutto da rifare in Kirghizistan, Paese del Centro Asia confinante con la Cina dove domenica scorsa si sono tenute le elezioni parlamentari. A entrare nel Jogorku Kenesh, il Parlamento, 4 partiti su 16 presentatisi, tutti vicini al Presidente in carica Sooronbai Jeenbekov. Dal pomeriggio di lunedì 5 ottobre, i manifestanti hanno iniziato le proteste contro le sedi governative, riuscendo a penetrare al quartier generale della capitale, Bishkek. Le forze dell’ordine hanno risposto utilizzando gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili di gomma, specie nella zona centrale di piazza Ala Too.
Elezioni annullate
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica