Da anni il Cremlino sta costruendo una narrazione falsa sull’Ucraina per legittimare l’invasione, facendo largo uso della propaganda. E siamo solo allo stadio iniziale di un disegno geopolitico più ampio
“Lo abbiamo messo in chiaro”, ha detto ieri il Segretario Generale Jens Stoltenberg, “che non abbiamo alcun piano o intenzione di schierare truppe Nato in Ucraina”. Non è una novità. Gli Stati Uniti, che dell’alleanza atlantica sono i leader, ripetono da settimane di non volersi impegnare direttamente nel conflitto. E l’Unione europea ha faticato già a trovare un allineamento sulle sanzioni, dovendo superare le resistenze dei membri filorussi; raggiungere un accordo per un intervento militare sarebbe ben più complicato. L’Ucraina, insomma, non potrà contare su un sostanzioso appoggio esterno per resistere all’invasione che la Russia sta portando avanti dalle prime ore di giovedì.
Ricostruire con precisione assoluta l’andamento della guerra – si tratta della più grande aggressione di uno Stato contro un altro, in Europa, dai tempi della Seconda guerra mondiale – è impossibile. Ne conosciamo però i tratti generali. La Russia ha attaccato l’Ucraina da est, da nord (la Bielorussia) e da sud (la Crimea; i mari Nero e d’Azov). Ha effettuato bombardamenti in molte città. Gli scontri, mentre scriviamo, si concentrano a Charkiv, nel nord-est, e all’aeroporto di Antonov, circa trenta chilometri a nord di Kiev. L’obiettivo ultimo dell’operazione sembrerebbe essere proprio la capitale, per rovesciare il Governo del Presidente Volodymyr Zelensky e instaurarne uno gradito al Cremlino.
Il piano di Putin
Sappiamo che nei piani di Vladimir Putin c’è il ritorno dell’Ucraina e dello spazio ex-sovietico nella sfera di influenza russa. Si tratta, in realtà, soltanto dello stadio iniziale di un disegno geopolitico più ampio che mira alla creazione – non con le armi, necessariamente – di un ordine continentale opposto all’Occidente liberale, chiamato Eurasia. Ideologo principale di questa dottrina, destinata a sopravvivere all’attuale Presidente, è il filosofo Aleksandr Dugin.
Putin fa largo uso della propaganda e del revisionismo storico per giustificare gli interessi e le azioni della Russia in Ucraina, definendo quest’ultima (è una falsità) uno Stato artificiale nato per volontà di Lenin e parlando (è una forzatura) di russi e ucraini come di “un solo popolo”. Similmente, non considera l’invasione una guerra, ma una campagna per ristabilire la pace nel Paese e garantire la sicurezza degli abitanti russofoni (non c’è però nessun “genocidio” in corso contro di loro).
Insomma, il Cremlino ha costruito – non da giorni e nemmeno da settimane, ma da anni – una narrazione falsa sull’Ucraina per legittimare l’invasione.
La tattica militare della Russia
Ad aver non solo compreso le intenzioni di Putin ma anche anticipato le varie fasi dell’operazione bellica è stato, tra gli altri, Michael Kofman, ricercatore americano del CNA ed esperto di questioni militari russe. Il 22 febbraio Kofman, assieme a un altro studioso del CNA, Jeffrey Edmonds, ha pubblicato un saggio sulla rivista di geopolitica Foreign Affairs intitolato Russia’s Shock and Awe.
In quel saggio Kofman ed Edwards scrivono che la Russia “non si limiterà” e utilizzerà “la maggior parte delle sue risorse militari […] in un violento conflitto aperto. Attraverserà gran parte dell’Ucraina, non solo l’est, e cercherà di prendere la capitale con l’obiettivo di installare un Governo filorusso”. La cosa gli permetterebbe di tornare a possedere una “leva” su Kiev e condizionarne gli orientamenti politici e strategici: vale a dire impedirne un futuro ingresso nella Nato o nell’Unione europea.
Kofman aveva previsto correttamente lo svolgimento della campagna ucraina da parte di Mosca. È effettivamente iniziata con dei bombardamenti aerei e di artiglieria contro le infrastrutture, ad esempio gli aeroporti. Poi si è passati rapidamente alle forze di terra, dove si concentra la potenza di fuoco russa. Sono stati utilizzati dei paracadutisti per prendere il controllo di postazioni rilevanti (l’aeroporto di Antonov/Hostomel).
La strategia – spiega sempre Kofman, anche sull’Economist – prevede la realizzazione di due manovre a tenaglia: una da nord verso Kiev; l’altra da est, per accerchiare qui il grosso dell’esercito ucraino. Le truppe russe avanzeranno da Charkiv e dalla Crimea. Mosca cercherà di impedire agli ucraini di ripiegare verso il fiume Dnepr, un’area più facile da difendere. La marina, ovvero la Flotta del mar Nero, svolgerà un ruolo di supporto con i suoi missili. All’uso della forza si affiancheranno poi modalità di guerra non convenzionale, come la disinformazione e gli attacchi informatici.
Rispetto al 2014, anno dell’annessione della Crimea da parte della Russia, l’esercito ucraino è molto migliorato ma non è ancora in grado (per dimensione, equipaggiamento e capacità) di resistere a un’invasione russa su larga scala. L’esperienza di combattimento che ha sviluppato con il conflitto nel Donbass contro i separatisti filorussi di Donetsk e Luhansk – notano Kofman ed Edwards – è infatti limitata alla guerra di trincea e allo scambio di colpi di artiglieria. Potrebbe ripiegare sulla guerriglia, frammentandosi in piccole formazioni autonome e rinunciando agli armamenti pesanti per dare priorità alla fanteria e ai missili portatili.
In questo modo potrebbe riuscire a infliggere perdite umani pesanti alla Russia, anche se l’approccio non è più efficace come in passato: i droni e le rilevazioni satellitari ad alta risoluzione consentono di scovare e colpire i soldati con maggiore facilità.
Da anni il Cremlino sta costruendo una narrazione falsa sull’Ucraina per legittimare l’invasione, facendo largo uso della propaganda. E siamo solo allo stadio iniziale di un disegno geopolitico più ampio