Essere o non essere padroni della democrazia?
Questa è la domanda di fondo dai cui muove i passi il nuovo libro di Angelo Lucarella DemOligarchisc, pubblicato lo scorso 5 maggio con La Bussola edizioni di Gioacchino Onorati, con la prefazione di Luciano Violante
Il saggio analizza il sacro e il profano della politica contemporanea riguardo al famoso passaggio del “taglio dei parlamentari”. Attingendo dalle esperienze del passato (greci, romani, ecc.), l'autore cerca di spiegare cosa ha rappresentato il “taglio” e come si ponga in termini di equilibrio del potere tra presente e futuro del Paese.
Un quadro di analisi, quindi, che pone al centro delle riflessioni il ruolo della Costituzione, la forza educatrice di quest’ultima e la comunicazione dei populismi partendo da un fatto cruciale della scorsa legislatura: l’input di Giuseppe Conte, all’epoca dei fatti Presidente del Consiglio dei Ministri, durante una kermesse in pubblica piazza nel 2020.
La DemOligarchisc, come afferma Lucarella nel libro, è il nutrito di paure (ma non solo). Quelle paure che il Paese deve cercare di superare ogni qualvolta si ripresentino sulla scena spinte demonizzanti della politica.
Pubblichiamo un estratto del libro, per gentile concessione dell'editore.
DemOligarchisc: introduzione
È il 2023. In uno dei primi giorni dell’anno, giunge sul cellulare un messaggio (a mò di catena ed inoltrato chissà quante volte) che esorta a protestare contro il numero eccessivo dei parlamentari. Al ché una persona, legittimamente, si domanda come possa essere possibile che siano in giro messaggi del genere dato che il numero dei parlamentari è stato ridotto da poco ed il popolo ha pure votato al referendum.
Chi ha inviato il messaggio ha, peraltro, votato SI al c.d. “taglio parlamentari”. Ne nasce uno scambio precisando che il tutto è già avvenuto. Ma l’inviante del messaggio rincara la dose affermando che i parlamentari sono comunque troppi.
Nuova domanda: quale sarebbe il numero corretto? La risposta fa riflettere: i politici non servono, rubano tutti, sono tutti uguali. Meglio chi non ha mai fatto politica.
La cosa ancor più significativa è che il messaggio inviato sul cellulare ha continuato il suo viaggio di inoltro da parte del mittente. Perché ancora tutto ciò (mi domando) se quel che dice il mittente nel testo è già avvenuto?
“Perché me lo ha girato una persona di cui mi fido, non può esser che dica cosa non vere”.
Questa la risposta finale del mittente. Ecco, l’introduzione di questo libro vuole esemplificare gli effetti della DemOligarchisc. Di cosa si tratta nello specifico lo si spiegherà nel testo. L’amaro più difficile che lascia nella mente questo fenomeno è che chi esercita il diritto di voto mette in crisi chi lo fa con consapevolezza delle cose e cognizione di causa del contesto in cui si esprime. I binari sui quali si innesca il tutto, quindi, sono sostanzialmente due: la fiducia in qualcuno e l’educazione a qualcosa.
Da qui, nasce l’esigenza di soffermarsi sui processi politico-demonizzanti che si insinuano nelle relazioni umane sfruttando paure, disfatte, frustrazioni degli elettori. Come fa un semplice messaggio sul cellulare, anche una parola scomposta ma dirompente (esempio il “Vaffa” di grillina memoria), ripetuta migliaia di volte, può generare effetti a catena incon-trollabili ed indecifrabili per la democrazia.
Dopo la testimonianza empirica della DemOligarchisc, è importante fissare l’attenzione su un momento delicato della legislatura 2018-2022.
Durante una kermesse in pubblica piazza Giuseppe Conte, all’epoca dei fatti Presidente del Consiglio dei Ministri (2020), ebbe a tracciare la strada che il Movimento 5 Stelle avrebbe percorso dopo aver messo mani alla riforma dei collegi elettorali nati in precedenza. Unico obiettivo per la forza politica grillina, nata con l’idea di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, era quello di approvare la potatura dei componenti di Camera e Senato; ciò con ogni mezzo di condizionamento psico-politico possibile: comunicazionale, sensazionale, ecc. Il come si sia giunti al “taglio parlamentari” è, ormai, consegnato alla storia politica del Paese. Capiremo nelle legislature a venire quale portata concreta avrà l’ipotizzato cambiamento: tra effetti reali ed eventuali storture empiriche. Il perché si sia giunti al “taglio parlamentari”, invece, rimane tutt’oggi un mistero.
La DemOligarchisc è frutto di quel passaggio intermedio che l’anaciclosi ci ricorda: si alimenta di vuoto politico che, a sua volta, è il nutrito di paure e rivolta concettuale.
Quale speranza ci offre la Costituzione?
Mantenere saldo il Paese su un unico binario: una democrazia capace di confermare fedelmente lo spirito educativo. Con linguaggio appropriato e rifuggendo dal dare in pasto al popolo il messaggio che si possa fare a meno di discutere e confrontarsi con serietà.