Per i repubblicani libertà si coniuga con armi, religione e dire la propria opzione. Per i democratici si tratta di libertà di controllare il proprio corpo e difendere i diritti acquisiti.
Il primo spot di Kamala Harris è stato chiaro: “Noi scegliamo la libertà”. Sulle note di Freedom, della cantante Beyoncé, scorrono le immagini di Trump, Vance e dei comizi dem e il messaggio sembra chiaro. “Siamo noi gli unici in grado di difendere la libertà”.
Per il partito democratico si tratta di uno scatto in avanti notevole, quasi un “furto” della parola ai danni degli avversari di sempre. Pete Buttigieg, segretario ai trasporti e papabile candidato vice di Harris, in un’intervista alla Cnn ha evidenziato la forza del messaggio dell’ex senatrice sulla libertà e spiegato anche di “ricordare che “libertà” era una cosa di cui solitamente parlavano i repubblicani, ma ora ci sono diversi esempi per cui gli americani avrebbero maggior libertà sotto una presidenza Harris rispetto al caos di un ritorno di Trump”.
Negli ultimi due anni il valore della “libertà” ha iniziato un lento scivolamento da destra a sinistra con un’inversione storica dei ruoli. Tutto era iniziato negli anni ’30 quando l’amministrazione Roosevelt varò il New Deal. A quel tempo la polarizzazione politica si divise tra i repubblicani, propensi a difendere i diritti individuali dallo strapotere del governo e nel perseguire i propri interessi; e i democratici che per decenni hanno enfatizzato valori come uguaglianza e giustizia.
La libertà secondo i Repubblicani
Sia chiaro, il Gop utilizza ancora molto il concetto di libertà. Ma lo fa in maniera diversa. Ron DeSantis, governatore della Florida, ha usato il mantra della libertà per denunciare le restrizioni imposte durante la pandemia. E ancora. Parte del mondo repubblicano attacca i dem su temi come la transizione energetica, con Trump che ha attaccato l’amministrazione Biden dicendo che implementare i veicoli elettrici nega agli americani la possibilità di usare auto a benzina.
Storicamente il Gop pensa alla libertà soprattutto rispetto al possesso delle armi, alla pratica religiosa e agli affari, che per molto tempo è stata una “libertà” dallo Stato. Melissa Deckman, Ceo del Public Religion Research Institute, ha spiegato alla Cnn che i dem stanno iniziando a usare il termine libertà in modi nuovi, arrivando a fare presa anche in quei pezzi di America che fino ad oggi hanno votato sempre repubblicano e hanno considerato il partito dell’elefantino come l’unico titolato a difendere il concetto di “libertà”.
Come l’abolizione di Roe v Wade ha cambiato tutto
L’anno zero di questa battaglia sulla liberà è il 2022, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato la storica sentenza Roe v Wade, mettendo fine all’aborto come diritto federale. La decisione dei giudici federali ha di fatto scoperchiato un vaso di Pandora. Il primo effetto è stato quello di far scattare in una serie di Stati repubblicani delle leggi per bloccare l’aborto. Ma il secondo è stato quello di attivare energie molto forti nel movimentismo americano, energie che hanno dato un sacco di benzina ai democratici.
Da quel momento è cresciuto un movimento, composto da donne, fondazioni, politici, che ha lavorato nei singoli Stati per arrivare all’approvazione di leggi per tutelare la salute riproduttiva. Un lavoro che ha dato i suoi frutti anche in Stati rossi come Kentucky, Kansas e Ohio, con quest’ultimo che ha addirittura votato una proposta per inserire la salute riproduttiva nella costituzione dello Stato. Dietro queste vittorie c’è stato un messaggio nuovo. Gli attivisti che per anni hanno usato il termine pro-choice, hanno rimodulato la campagna introducendo il concetto di “libertà di decidere”, nei fatti allargando il numero di elettori propensi ad aperture sul tema.
Anche gli stessi gruppi che hanno animato le campagne referendarie hanno adottato su se stessi la stessa politica. L’associazione Naral Pro-Choice America, nata alla fine degli anni ’60 ha cambiato il suo nome in Reproductive Freedom for All. In Kansas nel 2022 il principale animatore della campagna per bloccare l’inserimento del divieto all’aborto in costituzione si chiamava Kansans for Constitutional Freedom, idem per un’associazione dell’Arkansas, l’Arkansans for Limited Government.
In Ohio l’intera campagna ha avuto un messaggio univoco sull’aborto e cioè che doveva essere garantita alle famiglie e non al governo “la libertà di prendere decisioni personali”. Parlando col Wall Street Journal, un consulente anti abortista repubblicano ha tuonato contro le campagne dei comitati: “Ci hanno rubato la libertà”.
Eric Hyers, responsabile della campagna per la rielezione a governatore del Kentucky del dem Andy Beshear, ha spiegato che il nuovo messaggio ha fatto presa non solo sulle donne dei sobborghi, ma su segmenti in cui fino a qualche anno fa era impensabile rivolgersi. “Gli elettori che si sono mossi di più”, ha spiegato, “sono uomini di una certa età nelle zone rurali, quelli che di base sono registrati come elettori repubblicani”. Uno dei momenti più intensi della campagna elettorale di Beshear è stato uno spot in cui una giovane donna raccontava di essere rimasta incinta a 12 anni dopo aver subito violenza dal patrigno e di non aver potuto abortire. Quel messaggio si inseriva in una logica più ambia.
La scelta della Corte di vietare l’aborto nei fatti riduceva le libertà, faceva sì che il governo entrasse un po’ di più nella vita delle persone per decidere cosa potevano e non potevano fare. Una cosa indigeribile per una fetta di repubblicani cresciuti a pane e “meno governo”.
Harris come alfiere della libertà
All’interno di questo movimento si inserisce la figura di Kamala Harris. Dal 2022 in poi l’amministrazione Biden le ha dato il compito di rappresentare non solo la lotta della Casa Bianca per il diritto all’aborto, ma l’alfiere dei dem in difesa della libertà. A gennaio Harris ha tenuto un discorso durante il Martin Luther King Day all’associazione per i diritti civili NAACP spiegando che gli “estremisti MAGA” minacciano le “libertà fondamentali” che riguardano il divieto dei libri, le restrizioni di voto (Vance nel suo primo discorso pubblico da candidato vice a Middletown ha attaccato rilanciando la proposta di far votare solo chi ha la carta di identità, una misura che in Usa, dove la carta di identità non è obbligatoria, colpisce soprattutto le comunità afroamericane) e il diritto delle persone a sposarsi con chi vogliono. In più Harris ha poi attaccato pezzi del Gop sempre più consistenti che si oppongono all’insegnamento della storia razziale nelle scuole e rivendicando il diritto a vivere liberi dall’orrore delle armi da fuoco. Harris, sempre a inizio anno, ha lanciato il Reproductive Freedoms Tour, un viaggio in decine di Stati per sensibilizzare gli elettori sulla necessità di leggi che difendano i diritti riproduttivi. Ancora una volta al centro dell’iniziativa la parola “libertà”.
Dietro a Harris si colloca tutto il partito democratico. Ogni candidato ha saputo fare leva sul tema dell’aborto e della libertà di scelta e negli ultimi anni ha dimostrato di riuscire a trarne un beneficio elettorale. È il caso del senatore dell’Arizona Mark Kelly, tra i papabili per il ruolo di vice, che durante la sua campagna elettorale nel 2022 ha usato il tema dell’aborto per attaccare il suo avversario repubblicano Black Masters, definito “uno che pensa di saperne più di tutti sull’argomento”.
Ma lo stesso discorso vale anche per altri. Wes Moore governatore del Maryland e Josh Shapiro della Pennsylvania, entrambi in odore di candidatura alla vice-presidenza, hanno usato il concetto di libertà come una leva elettorale importantissima. Poco dopo la sua vittoria elettorale alle midterm del 2022, Shapiro ha tenuto un discorso di 5 minuti all’associazione dei governatori democratici, nel corso di quell’intervento ha usato la parola “libertà” per 14 volte. “Libertà”, ha detto Shapiro in quell’intervento, “non è dire alle donne cosa possono fare con i loro corpi. Libertà non è dire alle persone che devono lavorare 40 ore alla settimana e non possono iscriversi a un sindacato”.
L’enfasi dem dietro al concetto di libertà è collegata anche a uno studio che fondazioni e think tank hanno fatto sulla recente politica americana. Da decenni i sondaggi dimostrano che l’aborto viene accettato sempre di più dalla popolazione americana, eppure non si è mai riusciti ad avere un movimento come quello degli ultimi due anni. Ilyse Hogue, presidente del Naral, ha spiegato che per anni i gruppi pro-choice hanno sbagliato il loro approccio non riuscendo ad attingere ai giusti stimoli emotivi.
Nel 2014, quando la Corte suprema ha parzialmente smantellato una norma legata all’uso delle pillole contraccettive, Hogue ha avviato uno studio su come capire i sentimenti delle persone andando al di là di un’affermazione netta sulla legalità dell’aborto. Il lavoro ha coinvolto linguisti e psicologi e diversi focus group con gli elettori. Il quadro che ne è emerso è che gli americani sul tema hanno una vista a tonalità di grigio e il linguaggio binario, pro-life o pro-choice, non rifletteva i sentimenti degli elettori.
Una delle responsabili di quella ricerca, Adrienne Kimmell, ha detto al Wall Street Journal che emergeva con chiarezza come moltissimi elettori erano contrari, per se stessi e la propria famiglia, all’aborto, ma non erano d’accordo che il governo impedisse ad altri di farlo. Questo segmento ha reso evidente come il tema della “libertà” fosse centrale nel pensiero di questi elettori, e che quell’idea fosse trasversale a età, genere e appartenenza razziale.
Con le sue prime mosse Harris ha quindi dimostrato di voler continuare sulla strada della difesa della libertà. Secondo i sondaggi, gli americani si stanno riposizionando intorno al concetto, ma è evidente che gli elettori siano divisi su quale partito rappresenti al meglio il valore. E questo perché la polarizzazione imperante della società Usa ha creato due bolle con esigenze molto diverse tra loro. Per i repubblicani libertà si coniuga con armi, religione e dire la propria opzione. Per i democratici si tratta di libertà di controllare il proprio corpo e difendere i diritti acquisiti. Quello che è certo, però, è che ormai i dem hanno imparato come giocare con le armi dell’avversario.
Il primo spot di Kamala Harris è stato chiaro: “Noi scegliamo la libertà”. Sulle note di Freedom, della cantante Beyoncé, scorrono le immagini di Trump, Vance e dei comizi dem e il messaggio sembra chiaro. “Siamo noi gli unici in grado di difendere la libertà”.
Per il partito democratico si tratta di uno scatto in avanti notevole, quasi un “furto” della parola ai danni degli avversari di sempre. Pete Buttigieg, segretario ai trasporti e papabile candidato vice di Harris, in un’intervista alla Cnn ha evidenziato la forza del messaggio dell’ex senatrice sulla libertà e spiegato anche di “ricordare che “libertà” era una cosa di cui solitamente parlavano i repubblicani, ma ora ci sono diversi esempi per cui gli americani avrebbero maggior libertà sotto una presidenza Harris rispetto al caos di un ritorno di Trump”.