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Libia: gli ultimi sviluppi e la prospettiva di una guerra


Quattro anni dopo l'uccisione di Gheddafi e la fine della prima guerra civile libica, e un anno abbondante dopo la deflagrazione dello scontro tra il governo islamista di Tripoli e quello internazionalmente riconosciuto di Tobruk (seconda guerra civile libica), l'ex colonia italiana ancora non riesce ad emergere dal caos in cui è sprofondata. La missione dell'inviato Onu, lo spangolo Bernardino Leon, si è conclusa il 20 ottobre con un nulla di fatto: un anno di mediazioni e trattative – che nelle intenzioni della comunità internazionale avrebbero dovuto portare alla nascita di un governo di unità nazionale, per contrastare il flusso migratorio nel Mediterraneo e l'ascesa dell'Isis in Libia – non è bastato.

Benghazi, LibyaA boy hits a picture of U.N. envoy for Libya Bernardino Leon with his slippers during a protest against candidates for a national unity government proposed by Leon, in Benghazi, Libya, October 16, 2015. REUTERS/Esam Omran Al-Fetori

Quattro anni dopo l’uccisione di Gheddafi e la fine della prima guerra civile libica, e un anno abbondante dopo la deflagrazione dello scontro tra il governo islamista di Tripoli e quello internazionalmente riconosciuto di Tobruk (seconda guerra civile libica), l’ex colonia italiana ancora non riesce ad emergere dal caos in cui è sprofondata. La missione dell’inviato Onu, lo spangolo Bernardino Leon, si è conclusa il 20 ottobre con un nulla di fatto: un anno di mediazioni e trattative – che nelle intenzioni della comunità internazionale avrebbero dovuto portare alla nascita di un governo di unità nazionale, per contrastare il flusso migratorio nel Mediterraneo e l’ascesa dell’Isis in Libia – non è bastato.

Sia a Tobruk che a Tripoli, per ora, il piano di Leon non è stato accettato (secondo il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, non si tratta di una vera bocciatura in quanto i parlamenti ancora non si sono espressi). Adesso la parola passa al suo successore, il tedesco Martin Kobbler, a cui spetta il difficile compito di trovare una quadratura del cerchio in un Paese non solo diviso tra due governi rivali, ma frammentato in centinaia di milizie, paradiso dei traffici illeciti (specie di esseri umani), dove ha trovato spazio lo Stato Islamico e dove gli scontri – tra bande criminali, gruppi etnici e tribù – sono all’ordine del giorno.

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