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L’ombra dell’insabbiamento sul massacro di musulmani nel Gujarat di Narendra Modi


La macchia indelebile che con ogni probabilità il primo ministro indiano Narendra Modi si porterà addosso per tutta la sua vita - politica e non - risale a 14 anni fa, quando nel «suo» Gujarat esplosero pogrom contro la comunità musulmana in risposta a un attentato a un treno carico di pellegrini hindu. Le vittime, in pochi giorni, secondo le stime non ufficiali si aggirarono intorno al migliaio di persone, in gran parte musulmani trucidati da squadroni hindu in combutta con la polizia.

Un episodio in particolare è rimasto impresso nella memoria collettiva, passato alla storia come il massacro della Gulberg Society, la «gated community» di Ahmdebadad dove risiedeva Eshaan Jafri, deputato dell’Indian National Congress (Inc) che, durante le violenze, aveva ospitato entro le mura della propria abitazione decine di musulmani, sicuro che le forze dell’ordine – grazie ai suoi contatti politici – lo avrebbero difeso. Ne risultò una carneficina, con oltre 60 persone sventrate e bruciate nonostante gli appelli di Jafri. 

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