In Libano, in Siria, in Iraq e Palestina e in altre parti del mondo vivono i Dom. Un popolo antico che arriva dall’Asia. Lo chiamano il popolo degli zingari e sono da sempre ai margini delle società. Ora rischiano di perdere la loro lingua, le loro tradizioni, la loro identità.
NABATIEH (Libano). Seduto su un tappeto davanti a una tenda Mohammad Keid al-Nouri supervisiona la preparazione del caffè speziato, operazione che segue un antico rituale. Davanti a lui un tavolo basso con le caffettiere in ottone decorato disposte con cura. I componenti maschi della comunità Dom, di cui Nouri è il capo, siedono intorno a lui con le gambe incrociate, mentre un uomo macina il caffè utilizzando un mihbaj, un antico strumento di legno che produce un suono musicale mentre polverizza i semi.
Nouri guida un gruppo di 30 famiglie Dom, che vivono in alcuni insediamenti informali nell’area di Nabatieh, al sud del Libano. I Dom sono un popolo che arriva dal subcontinente indiano e che vive sparso in diverse aree del mondo. Nonostante questo la loro comunità è ancora legata strettamente da una ricca tradizione orale, che si esprime anche attraverso la musica, la danza e la poesia.
“Le nostre tradizioni sono trasmesse di generazione in generazione – dice Nouri – preparare il caffè è uno dei rituali della comunità che continuiamo a ripetere ogni giorno.”
Fuori dal campo sono noti con il termine dispregiativo di Nàwwar (un equivalente del nostro “zingaro” ndr) e sono spesso confusi con i beduini, le cui tribù sono originarie dalla penisola arabica. Nonostante questo Nouri ha detto che i Dom non danno troppo peso al nome Nàwwar e racconta che il loro rapporto con le comunità vicine è sempre stato buono.
Le indagini condotte da diverse associazioni, però, mostrano una realtà diversa.
“I Dom sono tra i gruppi più emarginati in Libano” ha detto Sahar al-Yousef, responsabile della ONG Terre des Hommes Losanna (TDH). “È molto difficile lavorare con loro. Sono molto chiusi e hanno tradizioni che non sono sempre conformi ai principi internazionali dei diritti delle donne e dei bambini.”
Qualche anno fa TDH ha pubblicato uno dei pochi studi disponibili sul popolo Dom. Il lavoro aveva evidenziato livelli allarmanti di emarginazione sociale e gli scarsi aiuti forniti alla comunità. Il 78% dei circa 8.000 Dom che vivono in Libano sono sotto la soglia di povertà, mentre il 68% dei bambini non ha mai frequentato la scuola.
“I Dom sono vittime di discriminazione – ha detto Yousef – sono generalmente considerati un fastidio dai libanesi”. Nel 1994 alla comunità è stata concessa la naturalizzazione e possono, quindi, avere accesso legale al mercato del lavoro. Tuttavia, la discriminazione e la mancanza di educazione li confinano a lavori a bassa retribuzione e alla vita negli accampamenti informali.
Diverse comunità Dom sono presenti nella regione Mediorientale, anche nella Siria dilaniata dalla guerra, che ha obbligato molti di loro a cercare rifugio in Libano.
Aman, una ragazza di 17 anni, si è trasferita in Libano dopo la morte del padre all’inizio della guerra siriana. Ha iniziato a lavorare nei campi a 13 anni. “La maggior parte delle mie amiche sono già sposate e anche io ho già ricevuto una proposta di matrimonio. La mia famiglia, però, non ha accettato perché il mio lavoro è la sola entrata di casa.”
Secondo lo studio di TDH la maggioranza delle donne e dei bambini delle comunità spesso lavorano.
“Se ci fosse la possibilità di uscire del campo e smettere di lavorare nella piantagione di banane certamente lo farei. Ma questa è la nostra vita e ci siamo abituati.”
Tra le conseguenze dell’emarginazione c’è anche la progressiva perdita del Domari, la loro lingua indo-ariana. L’UNESCO ha catalogato ufficialmente il Domari come “lingua in grave pericolo”, soprattutto in Libano e in Palestina.
Secondo lo studio di TDH, nel 2011 il 53% degli adulti parlava ancora Domari, ma già il 77% dei bambini non era più in grado di farlo.
Il linguista Bruno Herinm della “Hans Rausing Endangered Languages Project”, sta lavorando per documentare quello che resta di questa lingua.
“Il Domari, naturalmente, integra molti elementi delle lingue parlate nelle zone che il popolo Dom ha attraversato. Questo lo rende uno specchio della loro storia e della loro eredità. La lingua è una componente essenziale dell’etnia e dell’identità. Per una comunità la perdita del linguaggio ancestrale spesso rappresenta la perdita di una parte di se stessi .”
Per Catherine Mourtada, di Al-tahaddi, una ONG che lavora con le comunità Dom nella zona di Beirut, “Questo è il risultato dell’emarginazione, della maledizione di vivere ogni giorno sapendo cosa gli altri pensano di loro. La discriminazione conduce questa comunità a respingere gli elementi della propria cultura in una ricerca di accettazione o a ritirarsi dalla società che li circonda. Alcuni Dom preferiscono non iscrivere i figli a scuola, per non affrontare l’umiliazione di essere rifiutati.”
In Libano e in tutti gli altri paesi della Regione dove sopravvive il popolo Dom, la comunità e gli aiuti internazionali non si interessano al loro destino. Questa minoranza sembra destinata a scomparire con la sua cultura, la sua lingua e le sue tradizioni. Scomparirà anche l’aroma del delizioso caffè speziato che Nouri, dopo una preparazione così lunga da sembrare interminabile, ci ha offerto con un grande sorriso.
Mauro Pompili
NABATIEH (Libano). Seduto su un tappeto davanti a una tenda Mohammad Keid al-Nouri supervisiona la preparazione del caffè speziato, operazione che segue un antico rituale. Davanti a lui un tavolo basso con le caffettiere in ottone decorato disposte con cura. I componenti maschi della comunità Dom, di cui Nouri è il capo, siedono intorno a lui con le gambe incrociate, mentre un uomo macina il caffè utilizzando un mihbaj, un antico strumento di legno che produce un suono musicale mentre polverizza i semi.