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I massacri senza fine della Repubblica Centrafricana


Civili uccisi in chiesa a colpi di machete. E cadono anche i caschi blu dell’Onu. Dopo oltre cinque anni, la guerra in Centrafrica fra gli ex ribelli della Séléka a maggioranza musulmana e le milizie cristiane-animiste anti-balaka tocca nuovi picchi di violenza

Un membro della milizia armata anti-balaka posa mentre mostra le sue armi nella città di Bocaranga, Repubblica Centrafricana, il 28 aprile 2017. REUTERS / Baz Ratner

Civili uccisi in chiesa a colpi di machete. E cadono anche i caschi blu dell’Onu. Dopo oltre cinque anni, la guerra in Centrafrica fra gli ex ribelli della Séléka a maggioranza musulmana e le milizie cristiane-animiste anti-balaka tocca nuovi picchi di violenza

Prosegue senza sosta la guerra tra bande armate rivali nella martoriata Repubblica Centrafricana, dove martedì scorso le milizie anti-balaka[1] hanno assaltato una base temporanea della locale missione dell’Onu (Minusca), nel villaggio di Tagbara, situata a 60 km a nord-est di Bambari, nella prefettura di Ouaka. Nell’attacco, è rimasto ucciso un casco blu delle Nazioni Unite, nativo della Mauritania, e altri undici peacekeeper sono stati feriti.

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