Speciale coronavirus dai Balcani
Coronavirus: nei Balcani mancano tamponi e personale sanitario. La maggior parte dei Balcani occidentali ha dichiarato lo stato d'emergenza. Il commento dell'analista Simone Benazzo
Quasi tutti gli Stati dei Balcani occidentali - Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Kosovo, Albania, Bosnia-Erzegovina - hanno deciso di dichiarare lo stato di emergenza, chiudendo i confini: va ricordato però che questi Paesi non sono dentro l'area Schengen quindi i trasferimenti sono già comunque limitati.
La reazione alla crisi per il coronavirus è disorganizzata e disorganica. In questo momento c'è un conflitto tra diversi poteri che si protrae da mesi e che ha raggiunto l'apice in questa situazione specifica: in Kosovo, tra il Governo creato dal premier Albin Kurti, che voleva dichiarare lo stato d'emergenza, e il Presidente Hashim Thaçi, che continua a ritenerla una misura eccessiva che sfocerebbe soltanto nel panico.
Al momento c'è uno stallo, è difficile avere informazioni certe. I casi sono pochissimi, ma ci si chiede se corrispondano effittivamente al numero reale o se siano stati effettuati pochi tamponi. Il fatto che la Slovenia, che ha un sistema sanitario più avanzato rispetto agli altri, presenti un maggior numero di casi lascia presupporre che purtroppo il numero dei contagi è maggiore e che sono stati fatti pochi tamponi.
Negli ultimi anni si è verificata una fuga di cervelli: le strutture che potrebbero operare con competenza si ritrovano ad affrontare questa crisi con mancanza di personale. Stanno abilitando medici sul campo, come laureandi e tirocinanti, in alcuni casi stanno aumentando gli stipendi, come in Albania.
A livello economico, questi Paesi potranno difficilmente contare sulla Bce o su altri organismi sovranazionali. Si parla di "democrature", regimi ibridi tra democrazia e dittatura. Sembra che la pandemia di coronavirus stia favorendo chi rappresenta in questo momento le istituzioni.
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