Accordo nucleare iraniano: Joe Biden pronto a rientrare nel JCPoA se Teheran rispetta i patti. Zarif: “Promettenti le sue dichiarazioni”
Può l’elezione di Joe Bidenrivitalizzare lo storico accordo sul nucleare iraniano? Non è mistero che il candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti voglia riprendere in mano il progetto concretizzato dall’amministrazione di Barack Obama — del quale lui era vice Presidente —, che riuscì, con l’allora Segretario di Stato John Kerry, a giungere a un patto vantaggioso per tutte le parti in causa.
La posizione di Biden
L’entourage di Biden ha più volte segnalato un’apertura in tal senso, tanto da voler intavolare un progetto di più ampio respiro e a lungo termine con l’Iran. Le motivazioni risiedono sia nel voler ripristinare un successo collettivo della diplomazia internazionale, che nel rispondere con azioni positive al muro-contro-muro imposto dall’attuale Commander in Chief.
Ma non sarebbe semplice: a questo punto, nel caso in cui Biden fosse il 46° Presidente degli Stati Uniti, dovrebbe gestire il lascito di Trump, sia negli aspetti negativi — che troverebbero difficoltà nel convincere Teheran a fidarsi nuovamente di Washington — che in quelli di clamoroso successo — su tutti, gli Accordi di Abramo. E Israele, Emirati e Arabia Saudita, ciascuno con le rispettive posizioni, non appoggerebbero senza sconti un simile scenario.
La posizione dell’Iran
Il sabotaggio da parte di Donald Trump del JCPoA, abbandonato ufficialmente nel 2018 e venendo meno agli impegni presi con i partner internazionali, ha avuto gravi conseguenze sullo scacchiere mediorientale. Le sanzioni contro l’Iran hanno spinto il Paese verso una grave crisi economica e di svalutazione della valuta locale, con l’azione del Governo repubblicano che impedisce a Stati e aziende che operano negli Usa di gestire affari nella Repubblica Islamica, a meno che non vogliano incappare in aggravi sui dazi.
Ma il Presidente in carica si è spinto oltre gli interventi economici, avvallando anche operazioni militari come quella sensazionale che ha portato alla morte del Generale Qasem Soleimani, Comandante della Forza Quds. Un volto nuovo non sarebbe ben visto dallo Stato sciita in quanto diverso dal precedente; piuttosto, sarebbe ascoltato laddove proponesse un atteggiamento diverso verso Teheran.
Da questo assunto parte il ragionamento del Presidente Hassan Rouhani, il quale ha dichiarato che “ciò che per noi conta non è l’individuo o il partito, bensì le politiche adottate dal Governo degli Stati Uniti”. Rouhani ha continuato il suo intervento sostenendo che se venissero cancellate le sanzioni e si rispettasse la nazione iraniana, i rapporti potrebbero cambiare.
Per il Ministro degli Esteri Javad Zarif, intervistato recentemente da Cbs News, “le affermazioni arrivate dall’entourage di Biden sono promettenti, ma dobbiamo attendere gli sviluppi. Ciò che conta — ha specificato l’esponente della Repubblica Islamica — è il comportamento della Casa Bianca dopo le elezioni, non le promesse, non gli slogan”. Il Ministro ha aggiunto che “se gli Stati Uniti smetteranno di comportarsi male contro l’Iran, la storia cambierà” a prescindere da chi vincerà le elezioni.
Accordo nucleare iraniano: Joe Biden pronto a rientrare nel JCPoA se Teheran rispetta i patti. Zarif: “Promettenti le sue dichiarazioni”
Può l’elezione di Joe Bidenrivitalizzare lo storico accordo sul nucleare iraniano? Non è mistero che il candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti voglia riprendere in mano il progetto concretizzato dall’amministrazione di Barack Obama — del quale lui era vice Presidente —, che riuscì, con l’allora Segretario di Stato John Kerry, a giungere a un patto vantaggioso per tutte le parti in causa.
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