Washington si accorda con i Talebani. In Italia non si decide…
Le aspettative attorno al possibile addio statunitense dall’Afganistan sono altissime ma non del tutto realizzabili finché un vero accordo non sarà messo nero su bianco. Il diplomatico della Casa Bianca Zalmay Khalilzad ha spiegato che l’amministrazione Trump e i Talebani hanno concordato su una bozza d’intesa, non ancora accordo, che rappresenta in qualche modo un grande passo in avanti. I nodi principali: il cessate il fuoco tra Talebani e esercito afghano, e la sicurezza che il Paese non diventi nuovamente terra di addestramento di gruppi terroristici. «Il nostro obiettivo» — ha spiegato Khalilzad — «è di aiutare l’Afghanistan a portare la pace, e vorremmo lasciare un’eredità positiva al Paese». Per Jens Stoltenberg, Segretario Generale della Nato, è troppo presto parlare di ritiro.
In Italia, d’altro canto, la bagarre sulla questione-ritiro è in pieno svolgimento. Il tutto nasce da fonti del Ministero della Difesa, secondo le quali “il ministro Trenta ha dato disposizione al Coi — Comando Operativo di Vertice Interforze — di valutare l’avvio di una pianificazione per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan”. Le stesse fonti del dicastero guidato da Elisabetta Trenta spiegano che “l’orizzonte temporale potrebbe essere quello di 12 mesi”. Un anno, dunque, per il ritiro dei nostri soldati dal Paese del centro Asia. Il Ministro degli Esteri, Moavero Milanesi, afferma di non aver discusso la questione con Trenta. La Lega — forza di governo — dice che quella del Ministro della Difesa è solo una valutazione. L’esponente dei Cinquestelle Alessandro Di Battista esulta dando già per appurato il ritiro dei soldati tricolore. Eppure, la cautela dovrebbe essere massima visti i rischi che corrono gli italiani in Afghanistan, terra martoriata da 17 anni di conflitto.
Attualmente il contingente italiano in Afghanistan è composto da poco meno di mille soldati. L’Italia partecipa alle missioni internazionali in Afghanistan insieme alla Nato: dal dicembre 2001, con l’operazione denominata ISAF (International Security Assistance Force); dal 2015 Resolute Support. Il ruolo italiano nella missione attuale è di supporto alle attività di addestramento, di assistenza e consulenza per le istituzioni locali e le forze di sicurezza, in particolar modo quelle della Regione Ovest.
@melonimatteo