Ai Weiwei: l’arte della provocazione, del dissenso e della contestazione fa parte del suo Dna. L’artista dissidente cinese è un paladino dei più vulnerabili e un promotore dei diritti civili
Gli artisti moderni e contemporanei hanno ben impresso nel loro Dna l’indole della contestazione. Da Duchamp a noi, tutti i principali movimenti artistici degli ultimi 150 anni sono caratterizzati da aneliti che tendono alla sovversione. Tra i contemporanei se ne annoverano molti. Uno dei campioni attuali è certamente il dissidente cinese Ai Weiwei.
Da decenni oppositore del regime di Pechino, come censore di ogni regime ha superato i confini della sua patria per diventare un contestatore planetario. La sua poetica artistica, la sua creatività, così come la sua comunicazione sono sempre caratterizzate da una componente politica critica. Paladino degli indifesi, protettore di tutti i rifugiati politici, Ai Weiwei ha trasformato il suo essere artista in un medium internazionale in difesa dei diritti civili. Lo ha fatto innanzitutto per difendere la libertà dei suoi connazionali. Ma lo ha fatto anche, ad esempio, contro la Germania, che di recente ha abbandonato per trasferirsi nella più colta Cambridge, oppure schierandosi apertamente contro il populista Boris Johnson.
Al centro tuttavia permane sempre la sua arte. I suoi allestimenti, le sue opere, le sue performance sono gesti artistici memorabili perché geniali, figli di linguaggi e di composizioni uniche. Il fatto che queste poi diventino veri e propri inni al dissenso è una circostanza che suggella una unione perfetta, facendola diventare, attraverso la comunicazione, uno straordinario strumento di libertà e di difesa dei diritti umani.
@GuidoTalarico
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di marzo/aprile di eastwest.
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