Dario Malerba è Innovation Senior Manager presso Opinno, Startup Mentor presso Techstar. Docente a contratto presso l’Università degli Studi di Torino. È stato Esperto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri presso il Dipartimento per la Trasformazione Digitale.
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Una delle poche certezze dell’ultimo periodo è che stiamo attraversando una fase caratterizzata da eventi imprevedibili. All’inizio 2020 nessuno sarebbe stato in grado di prevedere che, quella che sembrava una semplice influenza, avrebbe avuto ricadute sociali ed economiche a livello mondiale. Né tantomeno che la guerra della Russia nei confronti dell’Ucraina sarebbe durata così tanto da indebolire la catena del valore dell’energia e di molte materie prime come grano, cereali, ma anche legno e prodotti chimici.
Difficile poter prevedere cosa ha in serbo per noi il futuro, ma è imperativo non solo saper convivere con eventuali eventi inaspettati, ma essere capaci di reagire prima e meglio. Che questo sia possibile lo dimostrano aziende e paesi che in questi 36 mesi sono stati capaci non solo di essere resilienti, ma di individuare nuove opportunità dimostrando flessibilità e capacità di innovare. Un esempio è Moderna, azienda statunitense operante nel campo delle biotecnologie, capace di sviluppare in pochi mesi un vaccino e terapie per contrastare il Covid-19, grazie alla sua adattabilità nel modificare processi, attività e informazioni in relazione alle condizioni esterne. Questo approccio non sarebbe stato possibile se l’azienda, anni prima, non avesse intrapreso un percorso di ristrutturazione interna che poneva al centro informazioni e dati, fattori che, se raccolti e analizzati correttamente, possono migliorare non solo l’efficienza delle attività, ma la capacità di rispondere alle sfide del futuro.
Tuttavia, capire quali dati siano di valore per prendere decisioni strategiche all’interno delle organizzazioni e quali genererebbero solo rumore non è affatto facile. Le sconfinate informazioni alle quali abbiamo accesso aprono un ventaglio di possibilità che non ha precedenti nella storia, rendendo complesso identificare quali siano le correlazioni e la dipendenza tra variabili e per riuscire ad estrarre il reale valore dai dati.
Grazie allo sviluppo dei foundation model nell’intelligenza artificiale, modelli addestrati su dati ampi e che possono essere adattati per un’ampia gamma di compiti a valle, oggi abbiamo uno strumento in più per intercettare il valore di dati e informazioni.
Basati sulle reti neurali profonde e sull’apprendimento auto-supervisionato, questi modelli possono essere applicati ad ambiti differenti. Dal linguaggio alle immagini, dai programmi informatici, all’analisi di formule chimiche, questa nuova intelligenza artificiale potrebbe essere utile per scoprire nuovi farmaci, rispondere a domande complesse, scrivere un documento, riassumere un libro, disegnare con lo stile di Picasso o Van Gogh, sviluppare un nuovo codice di programmazione, risolvere problemi di matematica, e molto altro ancora.
È così possibile, grazie all’intelligenza artificiale e al machine learning, mettere in relazione, con una velocità non paragonabile a quella della mente umana, variabili apparentemente sconnesse tra loro e trasformare una moltitudine di Big Data in informazioni organizzate e parlanti, da cui trarre valore non solo in ottica di business, ma anche al fine di individuare situazioni emergenti per migliorare o addirittura salvare la vita delle persone.
Per dimostrare le potenzialità di questa nuova tecnologia, abbiamo deciso di metterla alla prova, sperimentando l’intelligenza artificiale di OpenAI, organizzazione co-fondata da Elon Musk (che si è dimesso dal consiglio di amministrazione nel febbraio 2018 per un potenziale conflitto di interessi con l’IA di Tesla, rimanendo in qualità di donatore), nata nel dicembre 2015 a San Francisco come ente non-profit di ricerca e sviluppo dell’IA, per “garantire che l’intelligenza artificiale generale porti benefici a tutta l’umanità”. Attraverso il suo chabot ChatGPT, gratuito e accessibile a chi lo desidera, abbiamo chiesto proprio all’intelligenza artificiale di rispondere alle domande alla base di questo articolo, ossia quali sono i trend tecnologici dei prossimi anni. Ma per prima cosa abbiamo posto una semplice ma altrettanto affascinante domanda:
“Tu chi sei?”
Sono un assistente virtuale sviluppato da OpenAI. Sono stato progettato per rispondere alle domande degli utenti e fornire informazioni accurate su una varietà di argomenti. Non sono un essere umano, ma un software progettato per simularne il comportamento e le capacità di risposta. Sono qui per aiutare gli utenti a trovare le informazioni di cui hanno bisogno e a rispondere alle loro domande il più accuratamente possibile.
Abbiamo dunque chiesto di rispondere alla domanda alla base di questo articolo, per iniziare a testare le sue potenzialità.
“Quali sono i trend tecnologici del futuro?”
È difficile prevedere con certezza quali saranno i trend tecnologici del futuro, poiché dipendono da una serie di fattori e possono cambiare rapidamente. Tuttavia, ci sono alcune tecnologie che sembrano essere promettenti e potrebbero diventare importanti in futuro. Ecco alcuni esempi di possibili trend tecnologici:
- Intelligenza artificiale (AI): l’AI è già in uso in molti settori, ma si prevede che diventerà ancora più diffusa e potente in futuro. Potrebbe essere utilizzata per automatizzare compiti ripetitivi, prendere decisioni complesse e fornire consigli basati su dati e analisi.
- Realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR): la realtà aumentata e la realtà virtuale stanno diventando sempre più popolari, sia per il divertimento che per il lavoro. Si prevede che queste tecnologie saranno utilizzate sempre di più in settori come il commercio, l’istruzione e l’intrattenimento.
- Internet delle cose (IoT): l’IoT si riferisce alla connessione di oggetti di uso quotidiano, come elettrodomestici e veicoli, a Internet. Si prevede che l’IoT diventerà sempre più diffusa e potrebbe essere utilizzata per raccogliere e analizzare dati per ottimizzare i processi e migliorare la qualità della vita.
- Blockchain: la blockchain è una tecnologia di registro distribuito che consente di registrare e tracciare le transazioni in modo sicuro e immutabile. Si prevede che la blockchain diventerà sempre più importante per aumentare la trasparenza e la sicurezza in molti settori, come finanza, supply chain e votazioni elettroniche.
- Fabbricazione additiva (stampa 3D): la fabbricazione additiva, nota anche come stampa 3D, consente di produrre oggetti tridimensionali utilizzando materiali come plastica, metallo o gomma. Si prevede che la fabbricazione additiva diventerà sempre più diffusa e potrebbe essere utilizzata per creare oggetti personalizzati e produrre parti di ricambio in modo rapido ed efficiente.
- Robotica: la robotica sta diventando sempre più avanzata e si prevede che sarà utilizzata in molti settori, come la produzione, la logistica e la medicina.
Questa prima risposta probabilmente non lascerà il lettore a bocca aperta, siamo talmente abituati a interagire con assistenti virtuali che una semplice rassegna di quelli che possono essere i trend tecnologici del futuro non sorprende. Perché allora non provare a mettere alla prova il pensiero critico di questo strumento, chiedendogli il suo punto di vista sull’impatto dell’IA nelle nostre vite?
“Credi che l’intelligenza artificiale rivoluzionerà le nostre vite?”
Sì, credo che l’intelligenza artificiale (IA) avrà un impatto significativo sulla nostra vita in futuro. L’IA sta già cambiando il modo in cui lavoriamo, ci divertiamo e interagiamo gli uni con gli altri, e si prevede che questo trend continuerà. Ad esempio, l’IA può essere utilizzata per automatizzare attività ripetitive, risolvere problemi complessi, prendere decisioni informate e molto altro ancora. Inoltre, l’IA può essere utilizzata per sviluppare nuove tecnologie e soluzioni che potrebbero avere un impatto positivo sulla nostra vita quotidiana, come ad esempio la medicina personalizzata o la prevenzione delle catastrofi naturali. Tuttavia, è importante notare che l’IA presenta anche alcune sfide e preoccupazioni, come la possibilità di sostituire lavoratori umani in alcune attività o di essere utilizzata in modo scorretto o dannoso. È importante continuare a monitorare e gestire gli sviluppi dell’IA in modo responsabile per garantire che i suoi benefici siano distribuiti in modo equo e sostenibile.
Potremmo continuare la conversazione per ore, entrando sempre più nei dettagli e ottenendo sempre maggiori informazioni che possono soddisfare le nostre richieste.
Questo strumento potrebbe essere uno dei trend più rivoluzionari dei prossimi anni e alcuni dati che abbiamo a disposizione sostengono questa ipotesi.
Lanciato sul mercato lo scorso 30 novembre, ha raggiunto un milione di iscritti in soli cinque giorni. Numeri che una piattaforma come Linkedin ha impiegato due anni a raggiungere dalla sua fondazione. Ad oggi OpenAI conta più di cinque milioni di utenti.
Ma l’importanza di questo trend è da ricercare anche tra altri numeri. Secondo PitchBook, nel 2022 i venture capitalist a livello mondiale hanno investito 67 mld di dollari in aziende impegnate nello sviluppo di intelligenza artificiale. Le maggiori aziende statunitensi dello S&P500 hanno acquisito più di 52 AI start up, postando più di 7000 annunci di lavori correlati a competenze sull’Intelligenza artificiale tra settembre e novembre 2022. Da gennaio a ottobre 2022, 28 nuovi unicorni sono stati fondati nel campo dell’ intelligenza artificiale.
ChatGPT non è ancora perfetto, ma evolve ad ogni domanda che gli verrà fatta, tant’è che molti ritengono addirittura possa sostituire la ricerca Google in un futuro nemmeno troppo lontano: “AI eliminerà la pagina dei risultati di ricerca, che è dove Google guadagna di più”, ha ammesso su Twitter lo sviluppatore di Gmail Paul Buchheit.
Siamo ancora agli albori dello sviluppo dell’IA e, via via che la tecnologia diventerà più matura e sofisticata, potrà essere applicata per far nascere nuovi servizi e per potenziare, a sua volta, altri strumenti tecnologici. Molte realtà oggi stanno ancora cercando di capire come utilizzare l’IA in modo efficace, non solo per portare ricadute significative sui profitti, ma soprattutto per agire sulla capacità di innovare delle organizzazioni. La penetrazione dei servizi basati sull’intelligenza artificiale all’interno delle imprese, specialmente le PMI, procede infatti a un ritmo decisamente più lento rispetto a quello con cui la tecnologia stessa fa progressi, anche se, a detta di Mckinsey, il 50% delle aziende a livello mondiale si dice pronto a usare strumenti di AI rispetto al 20% del 2017.
Questo mega trend abiliterà molti altri andamenti interessanti grazie al suo utilizzo. Tra questi, uno dei settori da osservare con molta attenzione nei prossimi mesi sarà quello della salute e medicina, in prima linea quando ci troviamo a fronteggiare guerre o catastrofi naturali. A dare ulteriore impulso al cambiamento, oltre a un generalizzato trend di invecchiamento della popolazione (si stima che entro il 2050, la popolazione mondiale di persone con più di 60 anni è destinata a raddoppiare raggiungendo i 2,1 miliardi), la pandemia di COVID-19 ha contribuito ad alimentare la trasformazione digitale in corso nell’assistenza sanitaria. Basti pensare che il Governo italiano grazie alle risorse del Pnrr ha stanziato oltre 610 milioni di euro per l’adozione e l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) nelle Regioni e nelle Province Autonome. Dei 610 milioni di euro allocati, 311 milioni saranno destinati al rafforzamento delle competenze digitali degli operatori sanitari e quasi 300 milioni al potenziamento tecnologico dell’infrastruttura digitale.
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle applicazioni sanitarie accelera il processo decisionale umano automatizzando e velocizzando compiti che in precedenza richiedevano molto lavoro, iniziando ad analizzare la moltitudine di dati che il settore sanitario rende disponibili. Dati che sono aumentati grazie proprio alla digitalizzazione del settore sanitario. Molti paesi stanno inoltre osservando con interesse il settore delle digital therapy: Stati Uniti, Francia e Belgio ne stanno guidando lo sviluppo normativo e industriale. La domanda dei consumatori sta spingendo sempre più l’innovazione nei dispositivi sanitari digitali. Di conseguenza, gli investitori privati internazionali sono sempre più interessati alle soluzioni di salute digitale e anche le grandi multinazionali tecnologiche si stanno muovendo in questa direzione. Ne è esempio la neonata Amazon Clinic, un servizio online in 32 stati che offre assistenza virtuale sulla salute per 20 condizioni patologiche differenti. Una prima linea virtuale per connettere i cittadini con gli health providers (farmacie, cliniche, ospedali). Il futuro dell’assistenza sanitaria, tuttavia, va ben oltre le consultazioni a distanza. Spinta dall’intelligenza artificiale, dall’automazione e dal sequenziamento del Dna, la biorivoluzione promette lo sviluppo di terapie geniche, farmaci iper-personalizzati e linee guida basate sulla genetica. Queste tendenze, non solo tecnologiche, creeranno nuovi mercati ma solleveranno anche alcune importanti questioni etiche.
L’intelligenza artificiale sarà in grado di accelerare e sostenere altri trend, tra cui il metaverso, che secondo McKinsey potrebbe valere 5 trilioni di dollari entro il 2030, cambiando radicalmente il modo in cui siamo abituati a svolgere diverse attività. Dalle modalità di lavoro (il recente accordo Meta e Microsoft per fare le riunioni Teams in realtà virtuale va proprio in tale direzione), alla vendita di qualunque prodotto o servizio, all’intrattenimento, alla didattica e così via. Tante le preoccupazioni che oggi affollano i dibattiti sull’intelligenza artificiale. Dalle fake news, alla privacy e all’etica. Alcune delle quali possono tuttavia trasformarsi in opportunità. La percezione di tematiche legate alla privacy si sta spostando infatti dall’essere un “problema”, che potrebbe ostacolare l’emersione di nuovi trend tecnologici, a una “opportunità” da saper cogliere.
Il futuro è alla nostra portata, ma dobbiamo imparare a padroneggiare le nuove tecnologie e le loro implicazioni per accedere finalmente a un mondo nuovo e intelligente, con una legislazione e una regolamentazione sempre più orientate al territorio e alla sovranità digitale. E per farlo dobbiamo cambiare il paradigma di come siamo abituati a lavorare e come ci rapportiamo con le innovazioni. Solo un metodo più efficiente basato su visione di insieme, collaborazione, flessibilità, competenze e sperimentazioni può aiutare a immaginare un “futuro possibile”, per guidare le organizzazioni pubbliche e private e orientare il lavoro verso i migliori scenari auspicabili.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/marzo di eastwest