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Biden, il partito democratico e le elezioni


Grande attesa per domani quando Biden presiederà la conferenza stampa conclusiva al summit Nato in corso a Washington. Un nuovo test della brillantezza del presidente. Se anche questa conferenza stampa dovesse andare male, si apre un quadro caotico di difficile soluzione.

Più il tempo passa più il partito democratico rischia di lacerarsi. Il disastroso dibattito di Joe Biden con Donald Trump del 27 giugno ha lasciato strascichi dolorosi in casa dem. Nelle ultime settimane le fila di chi ha espresso grossi dubbi sulla ricandidatura del presidente 81enne si sono via via ingrossate. Biden, dal canto suo, ha prima incassato il colpo e poi provato a giocare in attacco. Il problema è che si sta creando una spaccatura sempre più profonda nel partito che il tempo può solo peggiorare.

La paura in casa dem ha preso direzioni diverse. C’è chi ha chiesto apertamente al presidente un passo indietro, è il caso ad esempio di 9 deputati, quattro in modo riservato durante una riunione di partito, mentre altri cinque lo hanno fatto apertamente. Altri hanno invece scelto una formula più prudente, esprimendo seria preoccupazione. Tra di loro deputati, ma anche due senatori e due governatori. C’è poi una terza categoria, quella che ha scelto di sospendere il giudizio. Sono quelli che sfidano Biden a dimostrare di essere ancora in grado di condurre una campagna elettorale. In particolare la richiesta è che lo staff di Biden lo lasci libero di andare fuori dai normali copioni, di parlare a braccio e magari senza l’onnipresente telepromoter. Ma più passano i giorni, più il fronte preoccupato della capacità del presidente di tenere testa a Trump si compatta.

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