Christine Lagarde propone una regolazione globale per i Bitoin, ribadendo l’ipotesi di un euro digitale che vada a sfidare la supremazia del dollaro
La Presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha proposto una regolazione globale per i Bitcoin, sostenendo che la criptovaluta venga utilizzata anche per attività di riciclaggio di denaro e che ci siano delle scappatoie normative che devono essere risolte.
L’attacco alle criptovalute
Lagarde ha definito i Bitcoin “un asset altamente speculativo”, ma a preoccupare la Bce – e non solo – sarebbe intanto la natura perlopiù anonima della valuta, che favorirebbe l’evasione fiscale e altre operazioni illegali. Oltre a questo, o forse innanzitutto, c’è una questione di stabilità del sistema finanziario e di sovranità: lo si era già notato con Libra, il progetto di valuta digitale di Facebook criticato da molti Governi, che temevano che un’azienda privata volesse porsi in alternativa alle monete stampate dalle banche centrali degli Stati.
La stessa Lagarde, quando era ancora direttrice del Fondo monetario internazionale, disse appunto che le compagnie tecnologiche che volevano entrare nel mercato bancario andavano “vigorosamente” regolamentate, e che le criptovalute stavano “turbando il sistema”.
L’euro digitale
Oltre ad attaccare i Bitcoin, mercoledì Lagarde ha anche ribadito che l’Unione europea potrebbe disporre di una propria valuta virtuale – non una criptovaluta anonima e decentralizzata, ma un euro digitale – entro cinque anni. Anche se non andrà a eliminare le banconote fisiche, si tratterebbe lo stesso di una rivoluzione, sia per il sistema finanziario che per i singoli cittadini e le loro abitudini economiche.
Lo scorso ottobre la Bce ha avviato una consultazione pubblica sull’euro digitale: si è conclusa il 12 gennaio, con oltre ottomila risposte ricevute. A novembre, poi, Lagarde parlò di valuta digitale in termini sia entusiasti che prudenti. Disse che “non stiamo correndo per essere i primi” e che ci sono tutta una serie di questione relative alla privacy e alle tecnologie da prendere in considerazione. Ma disse anche che l’euro digitale è un’opzione “che dovremmo esplorare, se è più economica, più veloce e più sicura per gli utenti. E se contribuirà ad una maggiore sovranità monetaria, ad una maggiore autonomia per la zona euro, io penso che dovremmo esplorarla”.
Cosa fanno gli Stati Uniti e la Cina
L’approccio di Lagarde sembra tuttavia essere meno cauto di quello della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, il cui Presidente Jerome Powell ha fatto intendere di volersi prendere più tempo per esaminare la questione della moneta virtuale e le sue implicazioni (e i suoi rischi).
La Cina, invece, procede con maggiore rapidità: la banca centrale del Paese vorrebbe lanciare lo yuan digitale a livello nazionale già per i Giochi olimpici invernali del 2022. L’obiettivo di Pechino è innanzitutto domestico, ma ci sono anche ambizioni globali: favorire l’utilizzo dello yuan digitale come valuta negli scambi internazionali e cercare di imporre gli standard di regolamentazione cinesi nel resto del mondo.
A cosa serve una valuta digitale
Una valuta digitale è un’unità di scambio che viene generata, depositata e trasferita in maniera elettronica.
Il “senso” di una moneta digitale di banca centrale – o meglio, uno dei vari – si spiega con l’interesse di questi istituti a entrare nel settore dei pagamenti online, sempre più diffusi. Questo tipo di denaro virtuale, poi, può favorire l’inclusione finanziaria di tutte quelle persone che non possiedono un conto corrente bancario: non sarebbe più necessario, basta un dispositivo come uno smartphone, scrive Maurizio Sgroi.
La Banca centrale europea, in maniera non dissimile dalla Banca popolare cinese, punta infine sulla valuta digitale per promuovere il ruolo internazionale dell’euro, favorirne la circolazione all’estero e sfidare la supremazia del dollaro. La valuta digitale rende infatti più semplice effettuare pagamenti transfrontalieri.
La Presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha proposto una regolazione globale per i Bitcoin, sostenendo che la criptovaluta venga utilizzata anche per attività di riciclaggio di denaro e che ci siano delle scappatoie normative che devono essere risolte.
L’attacco alle criptovalute
Lagarde ha definito i Bitcoin “un asset altamente speculativo”, ma a preoccupare la Bce – e non solo – sarebbe intanto la natura perlopiù anonima della valuta, che favorirebbe l’evasione fiscale e altre operazioni illegali. Oltre a questo, o forse innanzitutto, c’è una questione di stabilità del sistema finanziario e di sovranità: lo si era già notato con Libra, il progetto di valuta digitale di Facebook criticato da molti Governi, che temevano che un’azienda privata volesse porsi in alternativa alle monete stampate dalle banche centrali degli Stati.
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