Non solo il presidente ucraino non ha ceduto le proprie attività, come promesso in campagna elettorale, ma ha nominato a capo di diverse strutture pubbliche suoi vecchi soci in affari. Che mischiano pubblico e privato.
(Segue dalla Prima parte)
La banca di Poroshenko, la International Investment Bank, non è solo di Poroshenko. Il restante pacchetto azionario non in mano al presidente ucraino è diviso tra Ihor Kononenko, vice capogruppo del suo partito, 14,9%, Oleg Gladkovsky, vicecapo del Consiglio di sicurezza, 9,9%, Konstantin Vorushilin, capo del Fondo di deposito di garanzia, 5,5%, e Oleh Zimin, amministratore della fabbrica di autoveicoli Bogdan, 9,9%.
Il conflitto d’interessi tra politica e affari privati, quindi, non riguarda solo Poroshenko ma anche i suoi soci d’affari di sempre, ora inseriti nelle strutture dello Stato. Il caso di Kononenko è quello che ha avuto più attenzioni della cronaca quando a febbraio l’allora ministro dell’Economia, Aivaras Abromavicius, rassegnò le dimissioni denunciando un sistema di corruzione ai massimi livelli. «Non intendo diventare una marionetta nelle mani di quelli che, proprio come nel vecchio governo, stanno cercando di mettere le mani sui soldi pubblici. Queste persone hanno dei nomi e io ne voglio indicare uno in particolare: Ihor Kononenko», disse Abromavicius in conferenza stampa, senza risparmiare i dettagli. «Kononenko ha cercato di influenzare le nomine in posti chiave nella Derzhzovnishinform, in stabilimenti metallurgici statali e nell’agenzia nazionale di certificazione. Le sua richieste sono culminate nel desiderio di avere un proprio viceministro dell’Economia che fosse responsabile per la Naftogaz e altre aziende statali».
Soci di vecchia data
Poroshenko, Kononenko e Gladkovsky hanno altri legami. Sia la Prime Assets Capital, la holding del presidente, che i fondi patrimoniali degli altri due soci, la Vik di Kononenko e la Sova di Gladkovsky, sono gestiti da una società di gestione patrimoniale, la Fusion Capital Partners, i cui proprietari non sono noti. Tutte e quattro le società, però, hanno sede nello stesso ufficio di vulitsa Elektrykiv a Kiev, secondo quanto rivelato da un’inchiesta di IntelliNews.
Tutte le società legate a Poroshenko e ai suoi soci sono ottime clienti della International Investment Bank. Tra queste c’è la Bogdan auto Zimin, che un tempo produceva 150mila vetture l’anno ma che a causa della crisi era sull’orlo del fallimento. Dallo scorso anno, però, le varie società del gruppo Bogdan hanno vinto più di 300 appalti pubblici per la fornitura di mezzi militari e parti di ricambio, per oltre 60 milioni di dollari, senza avere una specifica esperienza nel settore militare. Come nel caso dell’impianto di Cherkassy che costruisce camion bielorussi su licenza. «Hanno dato la commessa a una ditta che costruisce rozzi cacciaviti con cui assembla i Maz bielorussi», ha detto in un’intervista a Bne Kostyantin Zhevago, proprietario della concorrente Kremenchuk Automobile Plant, rimasto a bocca asciutta. Una storia molto simile alle industrie navali di Poroshenko. Il cantiere Leninska Kuznya – di proprietà della Prime Assets Capital per l’82,5% e della Vik di Kononenko per l’11,5% e anch’esso cliente della International Investment Bank – se la passava davvero male con perdite per 200mila dollari nel 2015, finché non si è velocemente riconvertito alla produzione militare aggiudicandosi commesse per sei motovedette e 2 milioni di dollari.
Pubblico e privato
Tra i maggiori clienti della banca c’è poi la Biznespostavka. La società è stata fondata a ottobre 2014 da un residente di Donetsk. Non ha una sede né un sito web, e il telefono squilla a vuoto. Però nell’ultimo anno si è aggiudicata 232 appalti pubblici nel settore del trasporto e distribuzione del gas.
I clienti della International Investment Bank hanno fortuna con le gare pubbliche. La Artek-Soyuz ha fornito razioni all’esercito per 36 milioni di dollari, la Farmplaneta ha vinto oltre 300 appalti per 8 milioni di dollari in medicine all’esercito e al ministero della Salute, la Akku-Energo ha venduto batterie e generatori alla statale Ukrtransgaz per 5 milioni di dollari, e così via.
I dubbi sulla commistione tra affari e politica non cominciano e non finiscono con le commesse pubbliche. Gli stabilimenti Podillya e Zorya Podillya producono zucchero e appartengono a Poroshenko. Chi assegna le quote per la produzione è il ministro dell’Agricoltura, Taras Kutovy, membro del partito Blocco Poroshenko. I due stabilimenti del presidente hanno avuto per il biennio 2016-17 le quote più alte di tutti i concorrenti, per un complessivo 13% di tutta la produzione nazionale.
L’Ucraina ha purtroppo una lunga tradizione nella commistione tra interessi pubblici e privati, ben da prima del sistema cleptocratico messo in piedi da Yanukovich. La gestione delle fortune accumulate dagli uomini più ricchi del Paese è sempre passata per un uso delle risorse pubbliche spregiudicato. L’esperienza della Maidan è passata alla cronaca come la Rivoluzione della dignità, ma sembra che gran parte dell’onda d’urto della piazza si sia fermata nelle strade intorno alla Bankova.
@daniloeliatweet
Non solo il presidente ucraino non ha ceduto le proprie attività, come promesso in campagna elettorale, ma ha nominato a capo di diverse strutture pubbliche suoi vecchi soci in affari. Che mischiano pubblico e privato.