Gli Stati Uniti vogliono un’Europa più autosufficiente sulla difesa e lanciano alle istituzioni un avvertimento. Anche per Bruxelles l’autonomia è una necessità, visto il recente spostamento degli interessi americani
In visita a Bruxelles, parte di un viaggio che lo aveva già portato in Bosnia, il consigliere del dipartimento di Stato degli Stati Uniti Derek Chollet ha detto che l’amministrazione di Joe Biden è “assolutamente” dalla parte dell’Unione europea nella ricerca di un’autonomia sulla difesa. Ma lancia alle istituzioni un avvertimento: gli europei devono agire in fretta, abbandonando la retorica e la teoria in favore della concretezza. Altrimenti – aggiunge – il divario tra la volontà e le effettive capacità militari non farà che ampliarsi sempre di più.
La Commissione europea considera il raggiungimento della cosiddetta “autonomia strategica” una necessità, specialmente dopo che la ritirata dall’Afghanistan e il patto Aukus nell’Indo-Pacifico hanno fugato ogni dubbio sullo spostamento degli interessi dell’America, alleata storica e garante della sicurezza del Vecchio continente che oggi, però, ha messo al primo posto il contenimento della Cina.
Le critiche all’autonomia strategica vengono mosse principalmente dai Paesi membri dell’Est Europa – quelli maggiormente preoccupati per l’avventurismo della Russia –, che tendono a sottolineare i rischi di ridondanza o di sovrapposizione rispetto alla Nato, l’alleanza militare atlantica guidata proprio da Washington. Chollet ha risposto anche a loro, spiegando che l’amministrazione Biden non teme conflitti di interessi tra Ue e Nato, quanto piuttosto il fatto che gli europei decidano di non assumersi le loro responsabilità (e le relative spese) sulla difesa.
Chollet ha lavorato negli apparati statunitensi, tra Ministero della Difesa e dipartimento di Stato, per oltre venticinque anni. E racconta di aver assistito a molte riunioni tra funzionari europei che discutevano del bisogno di investire di più nella difesa e nell’aggiornamento delle capacità militari. Tutte proposte che però, una volta passate ai vari parlamenti nazionali, venivano respinte. “È una dinamica che ancora esiste”, dice. Anche il rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione europea, Josep Borrell, riconosce che il blocco ha un problema “nella volontà di mobilitare queste risorse”: sta spingendo molto per la creazione di una forza militare formata da cinquemila truppe, qualitativa e agile da schierare in momenti di crisi.
Chollet ha detto che gli Stati Uniti sono disponibili a fornire suggerimenti agli europei sul potenziamento degli asset di difesa: molti Paesi, peraltro, ancora non possiedono le competenze logistiche necessarie a gestire operazioni all’estero. Ma prima di fare questo “è importante uscire dal reame teorico, dal reame del think tank dell’autonomia strategica… e parlare di soluzioni pragmatiche e pratiche”. “È nell’interesse dell’America”, ha proseguito, “che l’Europa sia più capace militarmente. È per questo che le amministrazioni statunitensi, i Presidenti di entrambi i partiti, i segretari della Difesa degli ultimi sei o sette anni hanno tutti parlato del 2% del Pil come una sorta di standard di base per la spesa militare”.
Le frasi di Chollet, oltre a ricordare la preferenza americana per la concretezza, ci conferma la sostanziale continuità degli obiettivi tattici di Washington, a prescindere dal colore politico delle amministrazioni: gli strumenti e la retorica sono certamente cambiati, ma da un punto di vista generale Biden vuole quello che voleva Trump. Come detto esplicitamente dal consigliere, gli Stati Uniti mirano a un’Europa maggiormente autosufficiente sulla difesa – ma non del tutto autonoma, nel senso di slegata –, in modo da poterle affidare il monitoraggio della Russia e del Mediterraneo allargato: gli americani, al contrario, vogliono distanziarsi da questi quadranti geografici per concentrarsi meglio sull’Asia-Pacifico e sulla competizione con la Cina.
Gli Stati Uniti vogliono un’Europa più autosufficiente sulla difesa e lanciano alle istituzioni un avvertimento. Anche per Bruxelles l’autonomia è una necessità, visto il recente spostamento degli interessi americani