Il recente incontro tra Angela Merkel e Vladimir Putin è solo l’ultimo tentativo di un Paese europeo di riavvicinare la Russia. Si è parlato di sanzioni, del Donbass e degli accordi di Minsk. E la Crimea?
Ci stanno provando tutti. Trovare un modo per tornare a fare affari con Mosca e salvare la faccia. Lo sta facendo da ultimo la Germania di Angela Merkel, tra le più severe finora con Putin. Formalmente la posizione del primo partner commerciale della Russia in Europa non cambia. Merkel ha sì detto che è importante tornare a dialogare con Mosca (leggi: fare affari) ma che l’appoggio del Cremlino ai separatisti in Donbass è un ostacolo che va superato. Merkel, com’era prevedibile, ha anche indicato la strada: gli accordi di Minsk. «Spero di arrivare al ritiro delle sanzioni contro la Russia, in seguito alla realizzazione degli accordi di Minsk», ha detto in conferenza stampa. Gli accordi, è bene ricordarlo, prevedono un ipotetico piano di pace per il Donbass, ma finora – a parte una tregua troppo spesso violata – non hanno fatto altro che offrire a ognuna delle parti l’occasione per non fare nulla di concreto per la pace, incolpandosi a vicenda.
E l’annessione della Crimea?
Sanzioni illogiche
La Crimea è scomparsa dai radar delle cancellerie europee. Non è mai sul tavolo quando di tratta con Putin, non fa parte dei protocolli di Minsk, non esiste alcun piano sul suo status giuridico. Potremmo quasi dire che la Russia non subisce neanche sanzioni per l’annessione militare di tre anni fa. I pacchetti di sanzioni, tra individuali e commerciali, che hanno effetti diretti su Mosca sono quelli legati al Donbass. E quelli interessa a tutti eliminare prima possibile, perché frenano il commercio con la Russia e sono alla base delle controsanzioni di Mosca verso alcuni prodotti europei.
Le sanzioni irrogate all’indomani dell’annessione della Crimea, invece, hanno effetti limitati al territorio della penisola. Paradossalmente, affossando l’economia della Crimea, finiscono per punire i cittadini crimeani, tanto quelli che – più o meno legittimamente, ma in buona fede – hanno votato sì al referendum farsa, quanto quelli che si sono sempre opposti all’annessione. Potremmo arrivare a dire che, essendo la Crimea formalmente territorio ucraino sotto il controllo illegittimo di Mosca, le sanzioni colpiscono l’Ucraina.
Un crimine internazionale
Serve un cambio di prospettiva. Bisogna affermare a gran voce che il crimine internazionale commesso dalla Russia in Crimea è persino più grave di quello commesso in Donbass. Che l’invasione militare di un territorio di uno stato sovrano e la successiva annessione unilaterale sono qualcosa che la comunità internazionale non deve e non può accettare. Un Anschluss nel Ventunesimo secolo. Che si tratta di un illecito che si reitera ogni giorno che passa senza che la Crimea torni a essere ucraina. E che, per una volta, l’autore del crimine è certo e individuato. Bisogna prevedere un pacchetto di sanzioni che colpisca direttamente Mosca per l’annessione, con un meccanismo di inasprimento automatico col passare del tempo. Bisogna far tornare la Crimea sull’agenda delle potenze occidentali, metterla sul tavolo a ogni incontro con le autorità russe. E infine, ricordare che lasciar passare impunito questo crimine crea un precedente pericoloso per tutti gli europei. Perché ci si mette niente a organizzare la caricatura di un referendum a fucili spianati in un qualunque angolo d’Europa.
@daniloeliatweet
Il recente incontro tra Angela Merkel e Vladimir Putin è solo l’ultimo tentativo di un Paese europeo di riavvicinare la Russia. Si è parlato di sanzioni, del Donbass e degli accordi di Minsk. E la Crimea?
Ci stanno provando tutti. Trovare un modo per tornare a fare affari con Mosca e salvare la faccia. Lo sta facendo da ultimo la Germania di Angela Merkel, tra le più severe finora con Putin. Formalmente la posizione del primo partner commerciale della Russia in Europa non cambia. Merkel ha sì detto che è importante tornare a dialogare con Mosca (leggi: fare affari) ma che l’appoggio del Cremlino ai separatisti in Donbass è un ostacolo che va superato. Merkel, com’era prevedibile, ha anche indicato la strada: gli accordi di Minsk. «Spero di arrivare al ritiro delle sanzioni contro la Russia, in seguito alla realizzazione degli accordi di Minsk», ha detto in conferenza stampa. Gli accordi, è bene ricordarlo, prevedono un ipotetico piano di pace per il Donbass, ma finora – a parte una tregua troppo spesso violata – non hanno fatto altro che offrire a ognuna delle parti l’occasione per non fare nulla di concreto per la pace, incolpandosi a vicenda.