Un triste fantasma politico rispunta dopo 700 anni per coprire ferocia e brutalità.
Quando, nel 2014, lo Stato Islamico dell’Iraq e della Grande Siria (ISIS) ha proclamato la propria autorità religiosa, come Califfato, sui musulmani del mondo – e Abu Bakr al-Baghdadi, Califfo – ha evocato radici profonde della storia islamica.
L’istituto prese forma alla morte di Maometto nel 632: il Profeta aveva creato uno stato basato sulla religione comune nella penisola arabica, assegnando a un gruppo di Anziani della Medina il compito di designare un leader politico, suo “vicario e successore” (in Arabo khalifā).
Appena eletto, Abū Bakr, suocero del Profeta, adottò il titolo di khalifat rasul Allah (Successore del Messaggero di Dio), segnando l’inizio della cosiddetta epoca d’oro della purezza islamica. I primi 4 califfi – Abū Bakr, ‘Umar, ‘Uthmān’ e ‘Alī – chiamati rāshidūn (“retti”), predisposero l’organizzazione amministrativa e giudiziaria della comunità musulmana.
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Un triste fantasma politico rispunta dopo 700 anni per coprire ferocia e brutalità.