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Editoriale


Migliaia di uomini venerdì 14 settembre hanno gridato la loro rabbia e frustrazione. Migliaia di uomini si sono alzati, dopo l’ultima genuflessione prescritta, e hanno iniziato a marciare urlando slogan contro l’America. 

Migliaia di uomini venerdì 14 settembre hanno gridato la loro rabbia e frustrazione. Migliaia di uomini si sono alzati, dopo l’ultima genuflessione prescritta, e hanno iniziato a marciare urlando slogan contro l’America. 

Contro l’impero del male, contro il regista del film che ha ridicolizzato e offeso il Profeta. “Morte all’America, morte all’infedele”. Un grido che si è levato da Khartoum, Tunisi, Giacarta, Saana, Siringar, Kabul, Bengasi, Tripoli, ma anche da Sidney e Londra.
Odio. Odio e rabbia. Un’onda che potrebbe travolgere l’America e l’Occidente. Quell’unico grido ha evidenziato un’unità che prescinde dalle nazioni, dai continenti. L’identità di tutti quegli uomini era definita attraverso la religione. Le nazioni arabe si sono rivelate fragili.

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