Il testo prevede l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale che impedisce la realizzazione dell’eutanasia attiva. Raccolte già 250.000 firme
Sono già 250mila le firme raccolte in tutta Italia dal Comitato promotore del referendum per l’eutanasia legale. La campagna, partita il 17 giugno scorso, è stata promossa dall’Associazione Luca Coscioni e da una serie di formazioni politiche tra cui Radicali italiani, Psi, +Europa, Possibile e Volt. Occorrono 500mila sottoscrizioni, da raccogliere in soli tre mesi (luglio, agosto e settembre), affinché nel prossimo autunno si possa andare a votare.
Oggi in Italia l’eutanasia è permessa solo in pochissimi casi. Nel 2019 una sentenza della Corte costituzionale, che è intervenuta sulla morte di Fabiano Antoniani (il quarantenne milanese tetraplegico morto per suicidio assistito in Svizzera), stabilisce che a determinate condizioni l’assistenza al suicidio non è punibile. In base alla sentenza, non rischia il carcere “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
Il testo del referendum, depositato il 20 aprile scorso in Corte di Cassazione, prevede una parziale abrogazione dell’articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che impedisce la realizzazione della cosiddetta eutanasia attiva. In questa forma di eutanasia è il medico a somministrare al paziente il farmaco che porrà fine alla sua vita, mentre in quella passiva c’è la sola sospensione delle cure. L’eutanasia passiva, dunque, è possibile solo per malati terminali o tenuti in vita con l’aiuto di macchine e farmaci. Non è possibile invece per quelle persone che decidano di porre fine alla propria vita perché ritengono intollerabile il livello della propria sofferenza.
Per l’eutanasia passiva in Italia esiste una legge che consente di decidere i trattamenti sanitari ai quali si accetta o meno di sottoporsi e che prevede anche la sospensione volontaria della nutrizione e dell’idratazione artificiale.
Con il voto del Parlamento dello scorso giugno, la Spagna è il quarto Paese europeo, dopo Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, in cui è in vigore una legge sull’eutanasia. In base alla legge spagnola, potrà richiedere l’eutanasia chi è affetto da “una malattia grave e incurabile che procura una sofferenza costante e intollerabile”. La pratica potrà essere eseguita in centri pubblici, privati e anche a domicilio. Il personale medico potrà opporre l’obiezione di coscienza. L’eutanasia in Spagna può essere richiesta solo da cittadini spagnoli o persone residenti legalmente nel Paese.
In Svizzera invece, dove il suicidio assistito è una pratica diffusa ma non ancora regolamentata per legge, anche i cittadini stranieri possono accedervi.
Il testo prevede l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale che impedisce la realizzazione dell’eutanasia attiva. Raccolte già 250.000 firme