“Mi piace, non mi piace”: un concetto espresso e rappresentato vent’anni fa nelle opere di Aldo Runfola. Su questo i giganti del web hanno costruito la loro fortuna
“Mi piace, non mi piace”. È un concetto dualistico, alquanto basico, sul quale un colosso come Facebook per primo e gli altri social a seguire hanno creato la loro fortuna. Il pollice in alto e il pollice verso del resto appartengono alla cultura popolare sin dai tempi dei Romani.
Gli imperatori comunicavano così la sorte dei gladiatori: in su la vita, in giù la morte. Su questo sistema di approvazione o disapprovazione i giganti del web hanno costruito la loro fortuna perché hanno consentito al pubblico di esprimersi, di dare la sua valutazione e di farlo in modo rapido e netto. Il primo però a capire il valore e il significato ulteriore di questo modo di dare un giudizio semplice e lapidario è stato Aldo Runfola, un artista palermitano di nascita, cosmopolita per vocazione, che per primo si è soffermato e ha indagato su quanto la vita spesso si basi su scelte alternative.
Solo che lo ha fatto con 20 anni di anticipo rispetto a tutti. Runfola, un artista concettuale di rara sensibilità, ha cominciato a rappresentare il concetto di “Mi piace, non mi piace” nei primi anni ‘90 quando tutti gli inventori dei social erano ancora alle scuole elementari. Il che testimonia come l’arte, quella di qualità, è sempre avanti rispetto a tutto il resto, anche rispetto all’innovazione tecnologica e ai giganti della Silicon Valley. Il che dimostra che il ruolo dell’artista è di saper anticipare i fenomeni, è di prevederli e farli capire agli altri. E tutto questo a noi piace.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di novembre/dicembre di eastwest.
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“Mi piace, non mi piace”. È un concetto dualistico, alquanto basico, sul quale un colosso come Facebook per primo e gli altri social a seguire hanno creato la loro fortuna. Il pollice in alto e il pollice verso del resto appartengono alla cultura popolare sin dai tempi dei Romani.