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Filippine, l’assedio di Marawi ingrassa l’Isis


Dopo due mesi di combattimenti le bandiere nere degli islamisti continuano a sventolare a Marawi, nell'isola di Mindanao, Filippine meridionali. I jihadisti del Maute e quelli di Abu Sayyaf, organizzazioni che hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico, sono ancora asserragliati in diversi quartieri della città.

Soldati flippini a Marawi. REUTERS/Jorge Silva

Dopo due mesi di combattimenti le bandiere nere degli islamisti continuano a sventolare a Marawi, nell’isola di Mindanao, Filippine meridionali. I jihadisti del Maute e quelli di Abu Sayyaf, organizzazioni che hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico, sono ancora asserragliati in diversi quartieri della città.

Le truppe filippine, mobilitate in settemila uomini, attaccano via terra con il supporto degli elicotteri d’assalto. Ma i miliziani, che in questo momento per il governo non dovrebbero superare le cento unità, non sembrano intenzionati ad arrendersi. Un video pubblicato qualche giorno fa da Amaq, l’agenzia stampa dell’Isis, mostra i combattenti islamici mentre difendono le loro postazioni. Sullo sfondo una città fantasma, completamente distrutta. E saccheggiata. Secondo Manila, infatti, i jihadisti avrebbero rubato circa 1,4 miliardi di dollari in contanti e gioielli nelle banche, nei centri commerciali e nelle abitazioni di Marawi. La notizia è stata diffusa dal quotidiano nazionale Inquirer, citando un funzionario governativo in forma anonima. Sarebbe proprio «per difendere questo enorme tesoro che i terroristi continuano a combattere», ha aggiunto la fonte.

Ostaggi costretti a convertirsi

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