Il Premio Nobel italiano Giorgio Parisi ha le idee precise sulla ricerca in Italia: serve almeno un miliardo in più e una cabina di regia per uscire dal caos del coordinamento
Da studioso del caos, il Nobel Giorgio Parisi ha idee precise sulla ricerca in Italia. Osserva che sarebbero necessari più finanziamenti e precisa anche la somma necessaria con la stessa esattezza di un’equazione di fisica quantistica: un miliardo e 100 milioni, oltre a illustrare nuove regole per il coordinamento di un settore in cui non regna certo l’ordine e persino per la rendicontazione, ovvero per qualcuno che monitori e guardi come sono stati spesi i soldi.
L’Italia, la terra di scienziati e ingegneri, di Fermi, Marconi e Meucci, è diventata la settima potenza economica mondiale grazie alla ricerca. Se siamo arrivati ai vaccini anti Covid lo dobbiamo a molti ricercatori italiani (per non parlare dei macchinari sanitari, come il casco per l’ossigeno). E non si tratta solo di ricerca applicata: abbiamo ottenuto straordinari risultati anche con quella di base, che non ha apparentemente applicazioni pratiche (ad esempio quella sulle particelle responsabili delle “interazioni deboli” del Nobel del 1984 Enrico Rubbia, l’ultimo italiano ad aver ricevuto il riconoscimento dell’Accademia di Stoccolma prima di Parisi).
Attualmente la spesa è dell’1,4% rispetto al prodotto interno lordo, pari a circa 25 miliardi di euro. Di questi, poco meno di 16 miliardi sono trainati dalle imprese pubbliche e private (dati Istat). La media europea è del 2,1 rispetto al Pil mentre la prima per investimenti all’interno dell’Unione è la Germania con il 3,1%, più del doppio rispetto al nostro Paese.
La Ministra dell’Università e della Ricerca scientifica Cristina Messa ha recentemente annunciato l’arrivo di 15 miliardi di fondi in sette anni grazie al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Parisi dice che ne servirebbe uno in più all’anno per arrivare a condizioni ottimali. Sempre secondo il piano dello scienziato è necessaria una cabina di regia, una struttura leggera e veloce che controlli i fondi e li destini in tempi rapidi, mentre la ricerca attualmente è nelle mani, oltre che del Ministero dell’Università e Ricerca, dei Ministeri di Salute, Politiche agricole, Sviluppo economico e Transizione ambientale, per non parlare delle Regioni (per non parlare dei Centri nazionali relativi ai vari settori tecnologici). Parisi, sogna “un ufficio fatto di scienziati che lavorino a tempo pieno”, sul modello del Comitato di esperti per la ricerca proposto nel 1998 da Giovanni Berlinguer o della Consulta proposta nel 2016. Serve un coordinamento, unico modo per sfuggire all’attuale, molto somigliante all’oggetto degli studi di Parisi.
Il Premio Nobel italiano Giorgio Parisi ha le idee precise sulla ricerca in Italia: serve almeno un miliardo in più e una cabina di regia per uscire dal caos del coordinamento