L’inadeguatezza della classe dirigente europea nella gestione delle sfide globali è la principale causa del successo dei movimenti populisti. Il consenso non assicura la capacità di governare.
Da oltre un ventennio si parla di uno Zeitgeist populista. Di un’ondata di dissenso sociale, primitivo e semplicista, che vive di discorsi radicali, si alimenta di emozioni collettive, evoca sospetti, infonde dubbi e promuove provocazioni verbali; che, non di rado, divengono pure fisiche. Insomma, un fenomeno che, spesso trasformando una leadership carismatica in un vero e proprio culto della personalità, cerca di riunire intorno a sé coloro che si sentono ai margini della società e del suo progresso in quanto sedicenti vittime della globalizzazione, così come si sentono esclusi dalla vita democratica in quanto non considerati, nelle loro istanze e nei loro bisogni, dal sistema politico-istituzionale che li circonda.
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