Israele, Netanyahu-Gantz: parte il Governo di emergenza
In Israele Netanyahu e Gantz hanno firmato un accordo per un Governo di emergenza nei prossimi 6 mesi e per una coalizione che li vedrà alternarsi per 3 anni
In Israele Netanyahu e Gantz hanno firmato un accordo per un Governo di emergenza nei prossimi 6 mesi e per una coalizione che li vedrà alternarsi per 3 anni
Dopo tre elezioni e con la minaccia di una quarta, la cui data era stata anche fissata, la politica israeliana ha trovato la quadra e, soprattutto, un accordo per un Governo di emergenza, per ora, poi di coalizione allargata.
Quello che infatti chiedeva sin dall’indomani delle seconde elezioni il Presidente Rueven Rivlin, cioè un Governo di unità nazionale che potesse fare uscire dall’impasse il Paese, è arrivato dopo una ennesima elezione, quello che è stato definito un voltafaccia e le minacce di avanzare una legge anti Netanyahu in Parlamento. Quattordici pagine e quarantuno clausole sono i numeri dell’accordo che Benjamin Netanyahu e Benny Gantz hanno sottoscritto lunedì sera per la formazione di un Governo di emergenza prima e poi di una coalizione che in tre anni vedrà i due leader alternarsi al vertice del Governo.
Non è certo la cosa migliore per Israele, ma è l’unica che si potesse verificare al momento. Andare alle elezioni in tempi di emergenza come il coronavirus, sarebbe stata una iattura e difficilmente i risultati sarebbero stati diversi dal passato. Gantz è stato accusato di essere stato un voltafaccia da i suoi, ma una alleanza, come la sua grazie alla quale aveva ricevuto i voti necessari per assicurarsi l’incarico di formare un Governo, che univa la destra russofona di Liberman e i partiti arabi, non poteva durare. Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum diceva Cesare, “Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico”. Cosa che ha fatto l’ex Capo di Stato maggiore, seppure accettando un accordo che non solo lo lega a doppio filo a Netanyahu (più volte Gantz aveva detto in campagna elettorale che mai si sarebbe seduto in un Governo di Bibi), ma concede a questi il pallino.
Dall’altro lato, se ce ne fosse stato bisogno, si dimostra sia l’attaccamento alla poltrona, sia la capacità politica di Benjamin Netanyahu che, nonostante sia già diventato il Primo Ministro più longevo della storia di Israele (in carica ininterrottamente dal 2009 e prima dal 1996 al 1999), nonostante imputato in tre casi penali, con l’accordo si è assicurato il premierato per diversi mesi. E stavolta, lo potrà fare grazie all’accordo sottoscritto. In base a quanto hanno firmato i due, per i prossimi sei mesi ci sarà un Governo di emergenza durante il quale si dibatterà delle misure del coronavirus senza “perdere tempo” su altre questioni. Si potrà andare avanti con la faccenda dell’annessione della Cisgiordania dal primo luglio, se saranno rispettati i tempi della mappatura, come annunciato dopo la presentazione del piano di Trump.
Dopo i sei mesi che si possono allungare con l’accordo delle parti, Netanyahu guiderà un Governo con Gantz acting Primo Ministro e a diciotto mesi i due si danno il cambio. Nel periodo del Governo di emergenza, bisognerà badare ai problemi legati alla pandemia, in primo luogo l’economia, con una disoccupazione che dal 7% quasi solita è aumentata di 20 punti. Non si potranno fare nomine, così che nei gangli della politica e nei posti di potere, al momento restano i sodali di Netanyahu. Che si è assicurato suoi amici anche dopo: è vero che il numero dei Ministri raddoppierà, per accontentare tutti, che il Ministro della Giustizia non sarà il suo, ma il membro della commissione che decide i giudici appoggia le idee di Netanyahu anche se non è del Likud. E questo è significativo, per chi ha un debito con la giustizia, come il fatto di controllare il Parlamento visto che il Presidente è suo dopo che Gantz lascerà il seggio per diventare Ministro della Difesa e poi premier.
Così come è fatto l’accordo, nessuno potrà scalzare Bibi dal suo trono se non lui stesso. Al momento, la legislazione israeliana non prevede l’impossibilità per un premier di nominare e guidare un Governo se imputato, cosa che invece accade per un Ministro che deve dimettersi. Da qui l’esigenza di questo nuovo ruolo di acting premier, così da sfuggire alla rimozione quando dovrà lasciare il premierato per la rotazione con Gantz. Non solo: sul tavolo dell’Alta Corte ci sono diversi ricorsi contro Bibi e la sua possibilità di guidare il Paese perché imputato. L’accordo tra i due prevede che se l’Alta Corte, durante il periodo di emergenza, dovesse decidere per l’impossibilità di Netanyahu al ruolo, si andrebbe alle elezioni. Non c’è scritto cosa succederebbe dopo, se cioè l’Alta Corte dovesse decidere per l’incompatibilità di Netanyahu dopo i sei mesi. Ma, oltre a essere improbabile un giudizio così ritardato, a quel punto Bibi avrebbe anche i numeri al Parlamento, oltre al suo Presidente per far voltare uno scioglimento e andare al voto.
E in una situazione di emergenza come questa, è altamente improbabile che l’Alta Corte decida di far andare il Paese alle urne di nuovo, non si assumerebbero questa responsabilità. Così come potrebbero decidere di non decidere, come già successo in passato, sui tanti ricorsi che sicuramente dovrebbero arrivare sulle clausole dell’accordo, dal momento che molte di queste non sono così vicine alla legge e, per attuarle, è necessario del tempo. L’attuazione piena dell’accordo prevede infatti prima che una serie di disegni di legge, alcuni controversi, sia convertita in legge. Alcuni di loro sono persino leggi costituzionali, che richiedono una maggioranza speciale.
Ad esempio, dovranno essere approvati i progetti di legge per rafforzare la posizione di acting prime minister per Gantz nei prossimi diciotto mesi (e a seguire per Netanyahu), quella per raddoppiare il numero dei Ministri, per le due residenze ufficiali una per ogni premier. Il Presidente Reuven Rivlin ha dato tempo fino al 7 maggio per costruire una coalizione, significa che bisognerà far approvare comunque il Governo di emergenza al Parlamento entro quella data. Ma in questo periodo emergenziale, difficile che la scadenza non venga rispettata, trascinando poi per dopo altre questioni.
Dopo tre elezioni e con la minaccia di una quarta, la cui data era stata anche fissata, la politica israeliana ha trovato la quadra e, soprattutto, un accordo per un Governo di emergenza, per ora, poi di coalizione allargata.
Quello che infatti chiedeva sin dall’indomani delle seconde elezioni il Presidente Rueven Rivlin, cioè un Governo di unità nazionale che potesse fare uscire dall’impasse il Paese, è arrivato dopo una ennesima elezione, quello che è stato definito un voltafaccia e le minacce di avanzare una legge anti Netanyahu in Parlamento. Quattordici pagine e quarantuno clausole sono i numeri dell’accordo che Benjamin Netanyahu e Benny Gantz hanno sottoscritto lunedì sera per la formazione di un Governo di emergenza prima e poi di una coalizione che in tre anni vedrà i due leader alternarsi al vertice del Governo.
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