Il richiamo dell’ambasciatore da parte dell’Eliseo ha dato un titolo ufficiale alla persistente e gravissima crisi tra i due Paesi, che non è solo politica ma anche commerciale
Giovedì 8 febbraio il vicepremier Luigi Di Maio ha appurato che gli ambasciatori francesi non servono solo a organizzare ricevimenti a Palazzo Farnese ma possono anche scatenare crisi diplomatiche senza precedenti. Il Presidente Macron infatti ha richiamato a Parigi Christian Masset per consultazioni, innescando una guerra fredda commerciale e politica tra i due Paesi. Dobbiamo tornare al 1940 per ritrovare un episodio analogo, quando Mussolini ordinò alle nostre truppe di invadere la Francia già invasa dalla Wermacht, convinto che non sarebbe durata più di un paio di settimane, in modo da partecipare al banchetto dei vincitori.
La reazione di Macron non giunge certo inaspettata. I due leader del Governo Salvini e Di Maio si sono passati il testimone più volte negli sgarbi alla Francia: dalla gestione dei migranti al mancato rilascio dei terroristi italiani che Parigi non concede in virtù della legge Mitterand, alle accuse di impoverire l’Africa attraverso il franco Cfa. Fino alla tragicomica “gita” dei due esponenti del Movimento 5 Stelle Di Maio e Di Battista, in missione presso una presunta delegazione di capi dei gilet gialli (sconfessata peraltro dai veri leader, più moderati), tra cui il fabbro islamofobo Christophe Chalencon, estremista di destra che vorrebbe un golpe all’Eliseo per farvi insediare un generale, Pierre de Villiers.
Davvero un esponente del Governo italiano non sapeva che solidarizzare con gente che brucia auto e spacca vetrine non sarebbe passato inosservato all’Eliseo? Sarebbe come se Chirac avesse espresso vicinanza ai black block quando misero a ferro e fuoco Genova al G8, nel 2001.
Il richiamo nella Ville Lumiere dell’ambasciatore Christian Masset non è solo una crisi diplomatica ma si sta portando dietro molte gravissime conseguenze, pur con la consueta nonchalance francese: è a rischio tutto l’export del Nord-Ovest italiano, l’Air France si è sfilata dal salvataggio Alitalia, le trattative sulla gestione condivisa degli immigrati e dei rifugiati sono praticamente inesistenti. L’antifrancesismo infatti ha un prezzo, anche se poggia le sue ragioni politiche nell’isolazionismo sovranista propagandato da Lega e Cinque Stelle. Tra le risposte un po’ bullesche dei due esponenti di governo Salvini e Di Maio spicca la definizione della Francia come “democrazia millenaria” (in realtà la Rivoluzione francese è vecchia di 230 anni) scambiando forse Parigi con Atene. I sovranisti, si sa, non sono molto diplomatici, ma la crisi innescata in nome del consenso alle prossime europee, sempre nel solco di esecutivo di lotta e di governo, rischia di impoverire ulteriormente il nostro Paese.
@f_anfossi
Il richiamo dell’ambasciatore da parte dell’Eliseo ha dato un titolo ufficiale alla persistente e gravissima crisi tra i due Paesi, che non è solo politica ma anche commerciale