Nei giorni in cui la Cina viene considerata da Bloomberg come il mercato asiatico più appetibile, il parlamento europeo – in attesa della decisione della Commissione – ha bocciato lo status di economia di mercato a Pechino. Una decisione di cui si discute sui media cinesi, sottolineandone il peso politico e diplomatico, compresa l’influenza statunitense sulle decisioni di politica economica prese dall’Europa.
“Anche se l’economia cinese rallenta e la sua popolazione invecchia, sembra destinato a rimanere il più attraente mercato asiatico per i commercianti negli anni a venire”. È quanto specificato dagli economisti dell’agenzia Bloomberg nel report “Insight: Asia retail forecasts show China market to stay No. 1”
Il rapporto ha precisato che la regione dell’Asia-Pacifico nel 2015 ha rappresentato poco meno di un terzo delle entrate di Apple, e più della metà delle entrate di Yum! Brand, operatore di catene di fast food, tra cui KFC e Pizza Hut.
“I consumatori asiatici sono passati dall’essere degli attori generici al ruolo di primo piano nella domanda globale” si legge nel report che nella classifica dei mercati di consumo più promettenti nel 2015 della Bloomberg Intelligence Economics, la Cina, il Giappone e l’India si sono classificate come primo, secondo e terzo.
Ieri però dall’Unione europea è arrivato un intoppo diplomatico per la Cina: “Negare alla Cina lo Status di Economia di Mercato (MES) – ha scritto l’ufficiale Global Times – è privo di significato e irresponsabile, secondo quanto specificato dagli esperti dopo che i membri del Parlamento europeo hanno discusso se la seconda più grande economia del mondo può essere considerata economia di mercato”.
Secondo le “accuse”, la maggior parte dei deputati ha sottolineato che la Cina sovvenziona le proprie aziende, e offre prezzi bassi delle esportazioni che sono “chiaramente” non determinati dalle forze della domanda e dell’offerta, secondo un annuncio pubblicato martedì sul sito Internet del Parlamento. In particolare, l’eccesso di capacità di acciaio ha messo centinaia di migliaia di lavoratori dell’UE a rischio, dice la dichiarazione.
Diversi paesi hanno concesso il riconoscimento di MES alla Cina, “alcuni realizzati tramite dichiarazioni politiche, secondo un’analisi sul MES della Cina pubblicato dal Parlamento europeo nel novembre 2015”. Stati Uniti, Canada, Giappone, Messico, India e UE considerano ancora la Cina una economia non di mercato (NME).
“Oltre alla questione MES, l’UE deve adempiere alla sua responsabilità annullando il meccanismo dei prezzi surrogati nei casi di anti-dumping” ha detto al Global Times Mei Xinyu, ricercatore presso l’Academy of International Trade and Economic Cooperation (CAITEC) del Ministero del Commercio.
Gli euro-deputati sono stati chiamati a votare giovedì “a favore di una risoluzione che invita la Commissione e il Consiglio a non concedere il MES alla Cina, considerando che il dumping dei prodotti di acciaio a basso costo provenienti dalla Cina hanno messo in pericolo gli interessi delle acciaierie locali, secondo quanto ha riferito la pubblicazione The Parliament Magazine”.
“È ingiusto incolpare gli esportatori cinesi dell’acciaio, dal momento che la sovrabbondanza globale di acciaio è causata dal ristagno della domanda globale”, ha detto Xu Hongcai, direttore del Economic Research Department del China Center for International Economic Exchanges. Xu osservato che la Cina ha intensificato gli sforzi per affrontare la questione della sovraccapacità fissando obiettivi per tagliarne l’uscita in un prossimo futuro.
Il nodo in ogni caso è politico e diplomatico: tra Tpp nel Pacifico e Ttip, in teoria, in Europa gli Stati uniti stanno cercando di isolare commercialmente la Cina.
Il Global Times, infatti, manda un invito ai burocrati europei: “Invece di accusare la Cina di dumping nella regione, i responsabili politici dell’UE dovrebbero migliorare il meccanismo di dialogo con i rappresentanti cinesi per capire soluzioni più fattibili ai problemi di eccesso di capacità, e non lasciare che il protezionismo intacchi il commercio tra la Cina e l’Unione europea”.
@simopieranni