Steve Bannon in Italia – Il guru di Donald Trump a Roma
Steve Bannon ci concede un’intervista esclusiva, condotta dal nostro Direttore e dall’AD dell’eastwest European Institute, Claudio Corbino. La video intervista sarà pubblicata al Festival di Catania, ma qui Corbino ci anticipa le sue impressioni
Steve Bannon ci concede un’intervista esclusiva, condotta dal nostro Direttore e dall’AD dell’eastwest European Institute, Claudio Corbino. La video intervista sarà pubblicata al Festival di Catania, ma qui Corbino ci anticipa le sue impressioni
Quando si è concretizzata l’opportunità di ospitare un’intervista a Steve Bannon per l’inaugurazione di Mare Liberum (il nostro Festival Internazionale di Geopolitica che si terrà a Catania dal 31 maggio al 1° giugno), non ho esitato a chiedere al nostro Direttore, e chairman di EWEI, Giuseppe Scognamiglio, di realizzarla. E lo ringrazio ancora per avere accettato la scommessa e per averla condotta, con il mio modesto contribuito, in modo così franco e brillante. Non è mia intenzione “spoilerare” qui il contenuto del confronto che proietteremo a Mare Liberum, ma solo rivendicare il senso di una scelta che, ci auspichiamo, possa fare riflettere i tanti, trasversalmente dell’una e dell’altra fazione, che hanno trasformato il terreno della politica in confronto urlato e muscolare in luogo di quello che, a mio avviso, dovrebbe essere per poterne preservare la sua medesima funzione: e cioè spazio del confronto anche e soprattutto tra diverse culture e opinioni. A braccetto con il nemico, appunto.
Il confronto con Bannon è stato serrato e le sue idee, molto lontane dalle mie – per questo, non temo di definirle spesso assai discutibili e del tutto contestabili – non mi hanno convinto. La sua aggressività, mai nei modi (in verità sempre garbati e rilassati), ma certo riscontrabile in alcuni dei contenuti da lui proposti, non ha fatto altro che rafforzare l’idea in me di quanto sia inevitabile il confronto con l’alterità. In politica, tanto nella vita.
Ridotti, soprattutto dal meccanismo dei social, a parlarci solo tra insiemi di “amici”, stiamo dando vita (come già evidenziato da autorevoli commentatori) a nuovi gruppi tribali dove ci si parla solo tra simili.
Il punto è che l’altro esiste e se ignorarlo non ne neutralizzerà le azioni, demonizzarlo non potrà che esaltarne le possibilità di affermarsi.
Moltissimi gli spunti di dibattito emersi durante il colloquio: Trump, – che, dice Bannon, «se supera i prossimi sei mesi, (schivando il rischio di impeachment – ndr) vincerà le prossime presidenziali con largo margine» -; il «Governo italiano che dopo le europee andrà in crisi per l’inconciliabilità tra Lega e 5 Stelle»; i migranti, che «devono essere aiutati a casa loro» e «il loro arrivo in Europa rischia di distruggere le nostre tradizioni e la classe media». Questi sono solo alcuni dei temi caldi che saranno sviluppati nell’intervista. Come comunque interessante rimane l’ammissione di Bannon sempre sui migranti: «Salvarli da un naufragio rimane un dovere morale».
Resta il personale convincimento che Bannon sia a tutt’oggi uno dei principali conoscitori dell’America trumpiana e dei suoi fini politici. E che la sua azione di valorizzazione delle pulsioni nazionali in Europa, a discapito di una capacità europea di essere blocco unitario e perciò assai più forte politicamente ed economicamente, sia volta proprio a rafforzare la capacità americana di agire senza il condizionamento di un’Europa autorevole. Altro che “Italy first”!
Che poi alcune critiche a una certa ignavia del vecchio continente siano molto fondate – mentre il mondo si chiede, ad esempio, che fine abbia fatto la responsabile della politica estera dell’Unione anche nelle recenti polemiche sul ruolo cinese in Italia e in Europa – nulla toglie al fatto che la ricetta sovranista sia utile solo all’idea di una superpotenza Usa feudataria di Stati europei neo-coloniali, piuttosto che autenticamente nazionali.
Ne parleremo ancora e, soprattutto, ne discuteremo approfonditamente durante le giornate catanesi di Mare Liberum.
Intanto, viva Bannon e il suo diritto di dire tutto ciò che pensa unitamente al nostro sacrosanto diritto di spiegargli perché non siamo, nè saremo mai, d’accordo con lui.
Quando si è concretizzata l’opportunità di ospitare un’intervista a Steve Bannon per l’inaugurazione di Mare Liberum (il nostro Festival Internazionale di Geopolitica che si terrà a Catania dal 31 maggio al 1° giugno), non ho esitato a chiedere al nostro Direttore, e chairman di EWEI, Giuseppe Scognamiglio, di realizzarla. E lo ringrazio ancora per avere accettato la scommessa e per averla condotta, con il mio modesto contribuito, in modo così franco e brillante. Non è mia intenzione “spoilerare” qui il contenuto del confronto che proietteremo a Mare Liberum, ma solo rivendicare il senso di una scelta che, ci auspichiamo, possa fare riflettere i tanti, trasversalmente dell’una e dell’altra fazione, che hanno trasformato il terreno della politica in confronto urlato e muscolare in luogo di quello che, a mio avviso, dovrebbe essere per poterne preservare la sua medesima funzione: e cioè spazio del confronto anche e soprattutto tra diverse culture e opinioni. A braccetto con il nemico, appunto.
Il confronto con Bannon è stato serrato e le sue idee, molto lontane dalle mie – per questo, non temo di definirle spesso assai discutibili e del tutto contestabili – non mi hanno convinto. La sua aggressività, mai nei modi (in verità sempre garbati e rilassati), ma certo riscontrabile in alcuni dei contenuti da lui proposti, non ha fatto altro che rafforzare l’idea in me di quanto sia inevitabile il confronto con l’alterità. In politica, tanto nella vita.
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