L’epicentro delle violenze nella Provincia di Zhambyl, al confine col Kirghizistan. È crisi per il modello pacifico kazako?
Nei giorni scorsi il Kazakistan ha assistito ad alcuni episodi di violenza che hanno richiesto non solo la mobilitazione della polizia ma anche delle autorità centrali, con il Presidente Kassym-Jomart Tokayev intervenuto per placare gli animi e trovare una soluzione. Gli scontri sono avvenuti in alcuni villaggi della provincia di Zhambyl, regione di sud-est al confine con il Kirghizistan, con epicentro il villaggio di Masanchi.
Secondo alcuni testimoni, il caso sarebbe nato per un episodio di corruzione che avrebbe visto un funzionario locale chiedere dei soldi a un cittadino kazako appartenente ai dungani, etnia di origine cinese di religione musulmana. L’uomo avrebbe protestato, fino ad arrivare allo scontro fisico con il corruttore. La violenza è degenerata, tanto che si contano 30 case, 15 attività commerciali e 23 auto di cittadini dungani dati alle fiamme. Negli scontri sono morte circa 10 persone.
Tokayev, che pochi giorni fa ha ospitato il Segretario di Stato Mike Pompeo, ha chiesto che vengano perseguiti coloro i quali si macchino di hate speech etnico, dichiarazioni provocative o disinformazione. Sono 120 le etnie presenti nell’ex repubblica sovietica: il Governo ha sempre evidenziato la convivenza pacifica tra i vari gruppi, che con i fatti della scorsa settimana potrebbe essere messa a rischio.
Tokayev ha dato estrema importanza all’episodio, tanto da dimissionare nella giornata di ieri il Governatore della Provincia di Zhambyl, Asqar Myrzakhmetov, sostituendolo con il vice Primo Ministro Berdibek Saparbaev: una figura di peso per dare un segnale di stabilità alla nazione. Ma il Presidente non si è fermato al licenziamento di Myrzakhmetov: hanno perso il posto il Capo della Polizia e il Governatore del distretto di Qorday, dove sono avvenuti gli scontri, così come il Vice Governatore agli Affari Sociali di Zhambyl.
@melonimatteo
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