Gli Usa difenderanno le Filippine dalla Cina
Le parole di Pompeo sono un richiamo sia alla Cina, molto attiva in mare, che alle Filippine stesse, troppo vicine a Pechino
Le parole di Pompeo sono un richiamo sia alla Cina, molto attiva in mare, che alle Filippine stesse, troppo vicine a Pechino
In visita a Manila, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha detto ieri che gli Stati Uniti interverranno in difesa delle Filippine in caso di un attacco navale o aereo nel Mar cinese meridionale. Le parole di Pompeo, che ha menzionato il trattato bilaterale di mutua difesa del 1951, fungono innanzitutto come avvertimento alla Cina, apertamente accusata dal Segretario di minacciare la sovranità e la sicurezza dell’arcipelago filippino e di Washington.
Negli ultimi anni Pechino ha aumentato la propria presenza in questa porzione dell’Oceano Pacifico, costruendo strutture militari e rafforzando ad esempio il controllo sulle isole Spratly, contese tra varie nazioni del Sud-est asiatico tra cui proprio le Filippine. Il dominio della Cina sul Mar cinese meridionale mette a rischio anche la libertà di navigazione, e gli Stati Uniti vogliono assolutamente che quelle acque – da cui passa circa un terzo del commercio mondiale – restino aperte. Pompeo è stato chiaro.
Ma la sosta di Pompeo a Manila è stata un richiamo anche alle Filippine stesse, non più così convintamente anti-cinesi come ai tempi di Benigno Aquino III. L’attuale Presidente Rodrigo Duterte, anzi, ha criticato diverse volte Washington – alleato storico ed ex-potenza coloniale – e non si sta opponendo all’espansionismo di Pechino nel Mar cinese meridionale. Questo perché Duterte vuole rapporti più stretti con la Cina, a cominciare da quelli di tipo economico: significativa, dunque, era stata la visita del Presidente cinese Xi Jinping a Manila, lo scorso novembre.
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