Il Psoe vince le elezioni. Incertezza sulla formazione del Governo ma certezza sull’indirizzo politico: a sinistra e in Europa
Quasi 30 seggi in più per i Socialisti, ridimensionamento rispetto alle attese dell’ultradestra di Vox, grande affluenza: sono i numeri, come vedremo, a fare la differenza nelle ultime elezioni politiche in Spagna. Il vincitore indiscusso è Pedro Sánchez, Presidente del Governo uscente: doppia, se non tripla vittoria per lui, che è riuscito a conquistare prima la segreteria del partito, poi l’incarico alla formazione del Governo dopo la crisi del Partito Popolare (Pp) di Mariano Rajoy e, infine, due giorni fa la conquista della fiducia dell’elettorato. “Abbiamo mandato un messaggio all’Europa e al resto del mondo. Si può vincere l’autoritarismo e l’involuzione”, ha detto Sánchez nella serata di domenica.
Gli spagnoli si sono recati in massa alle urne: ha votato il 73,74% degli aventi diritto al voto, sette punti percentuali in più rispetto alle consultazioni del 2016. Se i sondaggi davano Vox con almeno 30 seggi — prima volta in Parlamento per la formazione guidata da Santiago Abascal —, la realtà dei fatti gliene assegna 24. Insieme a Pp (che guadagna solo 66 scranni) e Ciudadanos (57 deputati eletti), l’intera destra conquista 147 seggi. Il Partito Socialista Operaio Spagnolo guadagna 123 seggi, Unidas Podemos (l’alleanza guidata da Pablo Iglesias formata da Podemos e Izquierda Unida) piazza 42 deputati, gli altri 38 posti in Parlamento suddivisi tra vari partiti, indipendentisti e non.
Il primo Governo Sánchez è caduto con la bocciatura della legge di bilancio e il voto contrario di quei partiti che lo aiutarono ad insediarsi, votando lo scorso anno la sfiducia a Rajoy. Anche se pare incerta la formazione di un esecutivo con tutte le forze minoritarie, la prospettiva per l’insediamento del nuovo Governo è simile, con i vari partiti — eccezion fatta per le tre formazioni di destra — che potrebbero votare la fiducia a Sánchez, senza ruoli di potere. Infatti, il Psoe formerà un Governo di minoranza con l’appoggio esterno di varie forze, oppure insieme a Unidas Podemos e altri partiti dell’area di sinistra.
È probabile che ci sarà un periodo di stallo fino alle prossime elezioni europee. Ma il messaggio che arriva dalla Spagna, dalla Slovacchia e dalla Finlandia è piuttosto chiaro: le ultime tornate elettorali hanno visto primeggiare formazioni pro Ue. Un trend sostanzioso in attesa del voto per il prossimo Parlamento Europeo.
Intanto, il Comitato Elettorale Centrale ha comunicato l’esclusione di Carles Puidgemont, Presidente esiliato della Catalogna, Clara Ponsatí e Toni Comín dalla lista dei candidati alle elezioni europee. La loro esclusione arriva in seguito al ricorso del Pp e di Ciudadanos, secondo i quali i tre non rispetterebbero alcune condizioni per la candidatura: essere residenti in Spagna o registrati nella lista dei cittadini residenti all’estero. Dura la reazione di Junts per Catalunya che, annunciando un ricorso, afferma che la decisione viola i diritti fondamentali di rappresentanza.
@melonimatteo
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