Lo scontro tra il Presidente Hadi e i separatisti del sud è anche lo scontro tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Ma Riad e Abu Dhabi sono unite contro gli Houthi
In Yemen i separatisti hanno riottenuto il controllo di Aden, nel sud del Paese. La città possiede una grande importanza strategica in virtù del suo porto e della sua posizione geografica: si affaccia sul golfo di Aden, punto di passaggio delle rotte commerciali verso il Mar Rosso. Per questo, Aden funge da capitale provvisoria dello Yemen, dato che quella ufficiale – Sana’a – è occupata dai ribelli Houthi.
I separatisti yemeniti avevano già conquistato Aden lo scorso 10 agosto, ma le forze governative del Presidente ‘Abd Rabbih Mansur Hadi erano riuscite a riprenderne il controllo dieci giorni dopo. Ieri gli equilibri sono cambiati nuovamente e la città è tornata nelle mani dei separatisti, ma la situazione potrebbe rovesciarsi ancora.
La guerra in Yemen, scoppiata nel 2015, è complicata dalle presenza di numerosi attori, sia interni che internazionali, ciascuno spinto dai propri interessi. Il Governo sunnita di Hadi (appoggiato dall’Arabia Saudita) sta combattendo sia contro i ribelli sciiti Houthi (appoggiati dall’Iran) sia contro i separatisti del sud (appoggiati dagli Emirati Arabi Uniti), che a loro volta combattono contro gli Houthi.
Emiratini e sauditi sono uniti nella lotta ai ribelli Houthi nel nord dello Yemen, ma i loro obiettivi ultimi sono diversi. All’Arabia Saudita interessa riportare Hadi al potere e soffocare l’insurrezione degli Houthi perché non vuole che lo Yemen – con il quale confina – si trasformi in un Paese alleato dell’Iran, suo rivale. Agli Emirati invece interessa soprattutto garantirsi l’influenza sui porti nel golfo di Aden e sui terminal per il commercio di gas e petrolio. Abu Dhabi non appoggia Hadi perché è sostenuto dal partito Islah, vicino ai Fratelli Musulmani.
@marcodellaguzzo
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