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La Polonia vota di pancia e fa vincere la paura


Dal voto di domenica 25 ottobre in Polonia esce vincitore, di stacco, il partito populista di destra Diritto e Giustizia (PiS). La formazione xenofoba e anti-europeista fondata dai gemelli Kaczyński –  Jarosław, ex premier e attuale presidente del partito, e Lech, l'ex presidente della Repubblica morto nel 2010 in un incidente aereo in Russia - ha conquistato il 37,6% dei voti, aggiudicandosi così la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento (la stima è di 236 su 460). A primavera aveva già trionfato alle elezioni presidenziali, portando alla vittoria l'avvocato nazionalista Andrzej Duda.

Dal voto di domenica 25 ottobre in Polonia esce vincitore, di stacco, il partito populista di destra Diritto e Giustizia (PiS). La formazione xenofoba e anti-europeista fondata dai gemelli Kaczyński –  Jarosław, ex premier e attuale presidente del partito, e Lech, l’ex presidente della Repubblica morto nel 2010 in un incidente aereo in Russia – ha conquistato il 37,6% dei voti, aggiudicandosi così la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento (la stima è di 236 su 460). A primavera aveva già trionfato alle elezioni presidenziali, portando alla vittoria l’avvocato nazionalista Andrzej Duda.

Dopo i risultati di domenica per la candidata premier, la fedelissima di Jarosław, Beata Szydlo, è spianata la strada per formare un governo monocolore. Pesante sconfitta invece per il partito liberale al governo dal 2007, Piattaforma Civica, che si ferma al 24,1% dei voti. Rimasto orfano del leader e co-fondatore Donald Tusk – premier fino al 2014, quando venne eletto Presidente del Consiglio d’Europa – il partito si era affidato a Ewa Kopacz, premier uscente e candidata anche in questa tornata, che però non ha “scaldato” l’elettorato. Per la prima volta dalla caduta del comunismo, poi, non entra in Parlamento nessun partito di sinistra. Quello che stupisce, a prima vista, di questo risultato è che abbia trionfato una formazione razzista e anti-europeista in un Paese che praticamente non ha mai conosciuto il fenomeno dell’immigrazione (semmai il contrario) e che dall’ingresso nella Ue ha ottenuto enormi benefici (il pil, nonostante la crisi, è in crescita costante da anni – nel 2014 del 3,4% e le previsioni per 2015 e 2016 sono simili – e la disoccupazione è calata di quasi due punti l’anno scorso). Perché dunque trionfano i nazionalisti euro-scettici?

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