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L’importanza del dissenso e i rischi del conformismo


Elena Basile, ex Ambasciatrice e scrittrice, (il suo ultimo romanzo è "Un insolito Trio", La Lepre) mette in guardia contro la mancanza di una riflessione aperta sui temi della politica estera e ci ricorda il pensiero di Hannah Arendt

Guardo pochissimo la televisione. Eppure recentemente sono stata colpita da due documentari de La 7 che si succedevano l’uno dopo l’altro. Il punto di Pagliaro, col quale di solito termina la rubrica Otto e mezzo della Gruber, aveva il merito di soffermarsi su un fenomeno ingrandito dai social media: l’esistenza di una rabbia, un odio diffuso nella società civile che esplode contro coloro che di volta in volta sono additati da determinati gruppi o dal mainstream come diversi.

Giustamente nella trasmissione ci si riferiva a un certo elettorato imbarbarito della destra radicale. Sono tuttavia rimasta stupita in quanto l’inchiesta ha sorvolato su un fenomeno altrettanto preoccupante.

I cosiddetti progressisti, un elettorato che spazia dagli epigoni del partito radicale ai sostenitori di Italia Viva e PD, cominciano ad assomigliare ai vecchi squadristi e esercitano una violenza, per fortuna oggi solo verbale, nei confronti delle voci dissonanti, fuori dal coro, di ogni malcapitato che osa mettere in dubbio il Verbo, la narrazione a senso unico dei media occidentali, in effetti la propaganda USA.

Quasi avessero letto gli articoli di politologi influenti che sui giornali principali esprimono una sempre maggiore intolleranza verso i cosiddetti filo-putiniani, questi signori eseguono, come una volta gli sgherri del fascismo, il loro dovere, insultando e esercitando una violenza verbale  inaudita contro i trasgressori. Naturalmente ne parlo per diretta esperienza. Sono stata costretta su Twitter a bloccare parecchi interlocutori che senza opporre alle mie tesi alcun argomento razionale, si divertivano a utilizzarmi come tiro al bersaglio. Ben più gravi, come si sa, sono state le violenze contro i no vax o altri personaggi dissenzienti che vanno da Orsini a Cacciari.

Chiederei alla dottoressa Gruber e al dottor Pagliaro come mai vi sia stata una colpevole dimenticanza verso questi fenomeni gravi almeno quanto quelli (indicati allo stigma collettivo) del cosiddetto popolo della Lega.

L’altro documentario, più lungo e articolato, un vero e proprio film, molto ben fatto, riguardava Eichmann, l’artefice della soluzione finale, termine con cui, sappiamo, si indica la deportazione e lo sterminio di milioni di ebrei. Il documentario raccontava il processo che ha avuto luogo negli anni Sessanta in Israele e dipingeva, in base alle registrazioni di cui si è infine venuti in possesso, il nazista come un mostro quale per certi aspetti sicuramente era. Eppure sono più incline ad adottare l’interpretazione che Anna Harendt, con la sua visionaria e acuta intelligenza, volle dare del fenomeno nazista. Eichmann e gli altri gerarchi, gli stessi tedeschi (che, forse non conoscevano l’esistenza dei campi di concentramento, ma avevano assistito alle discriminazioni feroci che con le leggi razziali, vigenti dal 1938 anche in Italia, colpivano gli ebrei, uomini, donne e bambini,) non erano mostri, erano cittadini normali come noi lo siamo, bravi genitori,  rispettosi dell’autorità e del pensiero della maggioranza.

Eichmann era un ottimo burocrate che con duro lavoro e straordinaria efficacia aveva organizzato la deportazione degli ebrei scindendo gli obiettivi dai mezzi per poterli raggiungere. Come poteva lui, misero impiegato, mettere in discussioni le indicazioni del Führer? Ecco, questo mi sembra l’aspetto più delicato relativo al nazismo che nel capolavoro di Anna Harendt “La banalità del male” viene approfondito.

Facendo le giuste proporzioni naturalmente, e modulazioni agli illeciti, alimentare un clima di criminalizzazione del dissenso, inventando il nobile scopo di voler mantenere l’unità dell’Occidente e della politica (che a me pare criminale e anticostituzionale,) di cobelligeranza nella guerra in Ucraina, prepara il terreno fertile alla nascita dei mostri. Si incita la maggioranza a schiacciare il diverso e ad allinearsi acriticamente dietro le indicazioni del potere statunitense e alleato.

E’ strabiliante notare come siamo bravi nei canali televisivi a esaminare il passato con occhio critico e imparziale per poi adottare nei confronti del presente la sottocultura delle narrazioni dominanti che riducono la complessitá travestendo gli interessi geo-politici occidentali di principi etici e pregiudizi ideologici.

Come è possibile che cittadini, politici, diplomatici e esperti non si rendano conto dei doppi standards esistenti nella politica occidentale? Putin criminale di guerra, Erdogan membro onorato della NATO, Al Sisi personalitá politica di rispetto col quale trattare di sicurezza e business, Sayed politico inaffidabile e autocrate da mettere nell’angolo, Mohammed Bin Salman artefice del rinascimento in Arabia Saudita?

Gli esempi potrebbero continuare. La guerra in Ucraina fa certamente orrore eppure il massacro di iracheni è passato inosservato. La violazione delle frontiere, della sovranità in Libia è stata trasformata in una guerra umanitaria al fine di proteggere la popolazione. Ho visto con i miei occhi le migliori menti diplomatiche lavorare sui testi per favorire la veicolazione di una menzogna che avrebbe avuto atroci conseguenze. Quante morti e distruzione sono seguite all’invasione anglo-francese della Libia sostenuta, come lo stesso premio Nobel della pace Obama ammise, da “behind”? Solo un collega, recentemente scomparso e all’epoca Ambasciatore in Libia, provò almeno all’inizio, quando la nostra posizione non aveva ancora seguito a malincuore le indicazioni NATO, a dire la verità e scrisse in un messaggio rimasto leggendario “scruto il cielo in continuazione ma non vedo gli aerei di Gheddafi bombardare la popolazione”.

Come spiegare che persone per bene, padri di famiglia, persone intelligenti e competenti, possano avallare narrazioni cosí lontane dal vero e divenire complici involontari dei delitti e crimini della storia? Ripeto, facendo le dovute proporzioni, per gli stessi motivi per cui in Germania molti cittadini sono rimasti impassibili di fronte alle persecuzioni contro gli ebrei e Eichmann è stato, insieme a tanti altri, un ottimo esecutore delle indicazioni del potere a cui era sottomesso.  Anna Harendt aveva compreso che il male è in agguato e insito in dinamiche precise che possono ripetersi se non vengono portate alla luce. Per questo erano memorabili le lezioni con cui insegnava il pensiero critico e il contrasto al conformismo.

Vorrei poter credere, come Russell, nella razionalità che unisce gli esseri umani e che può essere alla base di mediazioni tra una visione e l’altra del mondo alfine di perseguire il bene comune.

E’ vero tuttavia che le scelte politiche sono sempre più dipendenti da istinti primordiali, seguono gli impulsi dell’inconscio, come spiegò Canetti nel suo capolavoro “masse e potere”, e poco hanno in comune con convincimenti logici. Di fronte a tante evidenze: le guerre di esportazione della democrazia, l’imperialismo USA che si è mostrato in America Latina (che bello commuoversi tutti oggi per il Cile ma guardarsi bene dal rintracciare meccanismi similari presenti negli accadimenti odierni) e poi in Medio Oriente. E ancora, di fronte ai doppi standard e alle demonizzazioni del nemico funzionali alla nostra propaganda, se politici, storici, giornalisti, diplomatici e cittadini comuni si schierano per la vittoria senza se e senza ma dell’Ucraina, identificando in essa democrazia e libertá, malgrado il rischio di un conflitto allargato, nucleare, che ucciderebbe figli e nipoti, se questo avviene, credo sia per sentimenti incancellabili nel genere umano: sottomissione all’ordine e all’autorità, senso di appartenenza a una civiltà superiore, identificazione con la maggioranza considerata vincente.

Non rinuncerò come tanti altri, e citerei in particolare un grande Ambasciatore, Alberto Bradanini, (i cui articoli vibrano, a ogni virgola, di indignazione perché non possiamo non sentirci indignati se parliamo a nome delle vittime, dei perdenti, dei poveri innocenti che subiscono i giochini di guerra delle élites), a perseguire il bene con argomenti razionali, sperando nella scintilla che tutti ci accomuna. Questo è il mio tempo e sebbene il pessimismo dell’intelligenza mi spinga a desistere da un’impresa donchisciottesca, vivo ora e devo poter credere nell’umanità che ha sconfitto il nazismo, che ha sconfitto con Eichmann, conformismo, viltà e spirito predatorio.

 

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