L’aeroporto di Città del Messico ha toccato il punto di saturazione, ma la nuova struttura in costruzione non piace a López Obrador. Il presidente eletto propone un’alternativa e convoca una sorta di referendum sulla questione. Sfidando l’onnipotente Carlos Slim
Con i suoi quasi nove milioni di abitanti, Città del Messico ha un grande problema con il traffico. Nel Traffic Index 2017 TomTom l’aveva addirittura inserita al primo posto nella lista delle città più congestionate del pianeta. Ma non sono solo le strade ad essere intasate. Anche l’Aeroporto internazionale Benito Juárez, che sorge a nord-est della capitale e che è il più affollato di tutta l’America latina, è oltre il limite della sua capacità.
L’anno scorso per l’aeroporto di Città del Messico sono passati quasi 45 milioni di passeggeri, un numero che tocca il punto di saturazione della struttura, non più in grado – complice la presenza di due sole piste – di gestire altre operazioni. La domanda di voli però è in crescita, spinta dai tanti abitanti che vivono nell’area metropolitana della capitale ma soprattutto dalla crescita economica del Messico e dal successo del suo settore turistico: nel 2017 il Messico è stato il sesto Paese più visitato al mondo (l’Italia è quinta) secondo l’Organizzazione mondiale del turismo; nel 2014 era il decimo.
Proprio nel 2014, dopo un decennio di valutazioni e di progetti abbandonati, il governo del presidente Enrique Peña Nieto ha annunciato formalmente l’inizio dei lavori per la costruzione del Nuovo aeroporto internazionale di Città del Messico (Naicm), che andrà a sostituire quello attuale. Il luogo scelto è Texcoco, un’area paludosa – un tempo il bacino di un lago – ad est dell’Aeroporto Benito Juárez e non troppo distante dal centro di Città del Messico. Una prima parte del Naicm dovrebbe aprire nel 2020 e gestire un traffico di circa 70 milioni di passeggeri, vale a dire il doppio della capacità dell’Aeroporto Benito Juárez; l’espansione della struttura dovrebbe renderla idonea ad accogliere 120 milioni di passeggeri l’anno, un flusso maggiore di quello registrato dall’Aeroporto Hartsfield-Jackson di Atlanta, negli Stati Uniti, il più trafficato al mondo. Il progetto del Naicm, oggi completo al 30% circa, vale 13 miliardi di dollari.
La costruzione di un nuovo e così grande aeroporto è diventata un tema di scontro politico tra favorevoli e contrari. Capofila di quest’ultima fazione è Andrés Manuel López Obrador, il nazionalista di sinistra già sindaco di Città del Messico che lo scorso luglio è stato eletto presidente della nazione con oltre il 50% dei voti. L’opposizione al Naicm è stata un tema centrale nella sua campagna elettorale: López Obrador ha promesso di cancellare il progetto, che ritiene troppo costoso e fonte di corruzione, e proposto invece di modificare la base aerea militare di Santa Lucía per renderla idonea ai voli commerciali ed utilizzarla insieme all’attuale Aeroporto Benito Juárez.
In questi mesi da presidente eletto la posizione di López Obrador ha tuttavia oscillato un po’, come anche su altri punti della sua agenda. Di recente ha detto che il progetto a Texcoco potrebbe continuare se saranno i privati a farsi carico delle spese. López Obrador – che assumerà il mandato a dicembre – vuole però lasciare l’ultima parola ai messicani: dal 25 al 28 ottobre si terrà infatti in parte del Messico una “consultazione pubblica”, attraverso la quale la popolazione potrà scegliere se portare avanti la costruzione del nuovo aeroporto o se invece modificare la base di Santa Lucía e l’aeroporto già esistente.
La consulta, che non è esattamente un referendum, non sarà però organizzata dall’Istituto nazionale elettorale – un organismo indipendente –, ma dallo stesso partito di López Obrador. L’esito del voto non è scontato, ma più della metà degli intervistati da un recente sondaggio ha detto di preferire l’opzione Santa Lucía a quella Texcoco.
La possibile bocciatura del Naicm preoccupa molto gli imprenditori che hanno investito nel progetto. E preoccupa soprattutto Carlos Slim Helú, l’uomo più ricco del Messico e ora settimo nella classifica dei miliardari di Forbes, dopo averne occupato il podio dal 2010 al 2012. Carlos Slim è il presidente del colosso messicano della telefonia América Movil, ma è anche attivo nei settori dell’edilizia, della finanza, dell’estrazione mineraria, degli immobili e dell’editoria (possiede una buona quota del New York Times). Nel 2015 il fatturato delle società di Slim equivaleva al 6% del Pil messicano, e sembra quasi che tutto a Città del Messico sia di sua proprietà, dalle telecamere di sorveglianza all’impianto di trattamento delle acque ai musei. È stato il principale artefice del restauro del centro storico, quando il sindaco era López Obrador. Anche il nuovo aeroporto internazionale di Texcoco porta la firma dell’Ingeniero Slim, che non sta solo partecipando alla costruzione: il design della struttura è stato realizzato dall’architetto Fernando Romero, suo genero.
Secondo il think tank messicano Imco, cancellare il progetto del Naicm costerà al Messico circa 5,5 miliardi di euro. Oltre al danno economico immediato, gli analisti temono che la decisione possa mandare un segnale negativo agli investitori esteri e scoraggiarli ad investire nuovamente nel Paese: tra le imprese straniere che hanno vinto un appalto per la costruzione dell’aeroporto ce n’è anche una italiana, la Astaldi.
Gli esperti hanno inoltre criticato la fattibilità e la convenienza dell’opzione Santa Lucía. La base militare sarebbe troppo distante dall’Aeroporto Benito Juárez, a cui dovrebbe appoggiarsi, e questo rallenterebbe i collegamenti e i voli, oltre a non risolvere del tutto il problema della capacità insufficiente. Ma anche il Naicm è un progetto controverso e molto contestato, principalmente per il grande danno ambientale e culturale che potrebbe arrecare alla zona.
Quale che sia il risultato della consultazione, comunque, López Obrador ne uscirà vincitore. Per alcuni il presidente avrebbe cambiato idea sul Naicm, un progetto effettivamente oneroso da abbandonare, e un “Sì” popolare alla sua prosecuzione gli permetterebbe di mascherare questo suo (ipotetico) ripensamento e di mostrarsi al pubblico come un semplice esecutore della volontà della nazione.
Oltre a questo, lo pseudo-referendum in sé è una prova della grande forza politica di López Obrador, che sta già riuscendo a far valere le sue posizioni – anche su una questione cruciale per lo sviluppo del Messico – nonostante non ne sia ancora ufficialmente diventato il presidente. La cerimonia di insediamento si terrà il prossimo 1° dicembre.
@marcodellaguzzo
L’aeroporto di Città del Messico ha toccato il punto di saturazione, ma la nuova struttura in costruzione non piace a López Obrador. Il presidente eletto propone un’alternativa e convoca una sorta di referendum sulla questione. Sfidando l’onnipotente Carlos Slim