Secondo l’intelligence degli Stati Uniti, l’attentato di Daria Dugina, figlia del filosofo Aleksandr Dugin, teorico del “neo-eurasiatismo” e promotore di un’idea di Russia nazionalista e aggressiva, è stato ordinato dall’Ucraina
Le agenzie di intelligence degli Stati Uniti sostengono che l’attentato dello scorso agosto che uccise Daria Dugina nei pressi di Mosca – era la figlia del filosofo Aleksandr Dugin, teorico del “neo-eurasiatismo” e promotore di un’idea di Russia nazionalista e aggressiva che ha influenzato anche Vladimir Putin – sia stato ordinato dall’Ucraina, o almeno da alcuni organi del suo Governo.
Stando ai funzionari dell’intelligence americana, gli Stati Uniti non hanno partecipato in alcun modo all’attentato, nemmeno fornendo informazioni o assistenza varia all’Ucraina, e non ne erano a conoscenza. Hanno detto di essere contrari a operazioni di questo tipo perché, al di là del valore simbolico, non portano alcun beneficio concreto sul campo di battaglia; anzi, potrebbero indurre la Russia ad insistere maggiormente sull’omicidio di funzionari ucraini di alto livello, come forma di ritorsione.
Al di là della notizia in sé, le rivelazioni dell’intelligence americana raccontano le difficoltà di Washington a ottenere la collaborazione di Kiev, che tende a non rivelare i dettagli dei suoi piani militari e delle sue operazioni segrete, specialmente se si svolgono in territorio russo.
Il dipartimento della Difesa e le agenzie di spionaggio americane, al contrario, hanno condiviso con gli ucraini un gran numero di informazioni sensibili sul campo di battaglia, poi rivelatesi fondamentali per l’individuazione delle postazioni di comando russe, delle linee di rifornimento e di altri obiettivi chiave. Nelle fasi iniziali della guerra, gli americani dicevano di conoscere più cose sui piani di guerra della Russia che su quelli dell’Ucraina. Con il tempo, però, le cose sono migliorate e quest’estate – ad esempio – Kiev ha condiviso con i Governi americano e britannico i piani per la controffensiva di settembre. Tuttavia, gli Stati Uniti ancora non possiedono un quadro completo dei vari centri di potere all’interno del governo ucraino (le forze armate, i servizi di sicurezza e dell’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky) e delle loro relazioni: data questa frammentazione, è possibile che alcune parti del governo non fossero a conoscenza del complotto che ha portato all’assassinio di Dugina.
Alcuni funzionari americani sospettano che il vero bersaglio dell’attentato – che ha dimostrato le capacità ucraine di colpire in territorio russo delle personalità di un certo rilievo – fosse suo padre, Aleksandr Dugin, che si credeva potesse viaggiare nell’auto con la figlia. Dugina era sotto sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione europea, condivideva le teorie di Dugin ed era stata accusata di diffondere in Occidente la propaganda russa sull’Ucraina.
Già l’FSB, il servizio segreto interno russo, aveva accusato l’intelligence ucraina di aver organizzato ed effettuato l’attentato contro Dugina. Da Kiev avevano negato, e anche recentemente un consulente di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha ribadito questa posizione: al New York Times ha detto che, in tempo di guerra, un omicidio all’estero deve “soddisfare uno scopo specifico, tattico o strategico. Una persona come Dugina non è un obiettivo tattico o strategico per l’Ucraina”. Ha spiegato che i target di valore per l’Ucraina sono interni al paese, ossia i collaborazionisti e i rappresentanti del comando russo: alcuni sono già stati uccisi o colpiti, come il capo della regione di Kherson – nominato dal Cremlino – che è stato avvelenato ad agosto.
Gli Stati Uniti vorrebbero essere informati di queste operazioni segrete, per evitare che l’Ucraina possa spingersi ad assassinare politici russi di alto profilo, aggravando potenzialmente la guerra senza ottenere vantaggi sul campo. Nel complesso, comunque i rapporti con l’Ucraina, di assistenza politica e militare, restano forti.
Secondo l’intelligence degli Stati Uniti, l’attentato di Daria Dugina, figlia del filosofo Aleksandr Dugin, teorico del “neo-eurasiatismo” e promotore di un’idea di Russia nazionalista e aggressiva, è stato ordinato dall’Ucraina