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Il Pakistan di Khan lancia il jihad fiscale (con l’aiuto della Cina)


Dopo la vittoria elettorale, il leader populista punta a raccogliere finalmente le tasse per far cambiare passo a un Paese con un bassissimo indice di sviluppo. E si affida all’alleanza con Pechino. Con il rischio (calcolato) di finire nella trappola del debito cinese

Il nuovo Primo Ministro pakistano Imran Khan. Islamabad, Pakistan, 25 luglio 2018. REUTERS / Athit Perawongmetha

Dopo la vittoria elettorale, il leader populista punta a raccogliere finalmente le tasse per far cambiare passo a un Paese con un bassissimo indice di sviluppo. E si affida all’alleanza con Pechino. Con il rischio (calcolato) di finire nella trappola del debito cinese

Domenica, durante il suo discorso inaugurale da Primo Ministro del Pakistan, il 65enne leader del Tehreek-e-Insaf (Pti, Movimento per la Giustizia del Pakistan) Imran Khan ha promesso l’instaurazione di un governo austero e attento alle spese. Rigore e privazioni per tutti, a partire dalla sua persona, con la rinuncia alla lussuosa dimora riservata al capo del governo, sostituita da una più modesta abitazione con appena tre camere da letto, affidata a due soli servitori rispetto al miniesercito di inservienti previsto dall’etichetta.

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