Le presidenziali in Russia si avvicinano. La candidatura – e la vittoria – di Putin sembra scontata. Ma il Cremlino deve mantenere la parvenza di una competizione regolare. E serve qualcosa in più del rosso Zyuganov e del bruno Zhirinovsky, veterani della “opposizione amica”
Chi si aspettava il grande annuncio in occasione del discorso finale al Club Valdai, lo scorso 19 ottobre, è rimasto deluso. La tanto attesa dichiarazione di Putin sulla sua candidatura per le presidenziali verso il quarto mandato non è arrivata.
E non è servito nemmeno lo spunto dato dal moderatore della conferenza – il politologo Vladimir Lukyanov – a far sbottonare Putin.
Il presidente, in risposta ha usato un’arma berlusconiana: una barzelletta.
«Un oligarca fa bancarotta e comunica alla moglie che dovranno vendere la loro Mercedes e comprare una Lada, e che dovranno trasferirsi dal lussuoso appartamento nel quartiere esclusivo in una casa popolare in periferia. “Mi amerai ancora?”, chiede l’oligarca alla moglie. “Certo, ti amerò e mi mancherai tanto”, risponde lei».
Risate.
«Non penso che vi mancherò tanto», ha aggiunto Putin con un ghigno.
Un Paese in cui tutto è possibile
Che Putin volesse suggerire che non si ricandiderà è piuttosto improbabile. La sua risposta ha più il sapore di chi gioca a gatto e topo con l’opposizione. Mostra una spocchiosa sicurezza nei confronti dei (non esistenti) avversari in corsa per le presidenziali.
Una seconda domanda di Lukyanov ha infatti offerto il destro per un’altra battuta. «Può una donna diventare presidente della Russia?», ha chiesto il commentatore. Putin ha sorriso e ha risposto: «Nel nostro Paese tutto è possibile».
Il riferimento – neanche tanto velato – è a Ksenia Sobchak, figlia di uno stretto alleato di Putin, che pochi giorni prima aveva reso nota l’intenzione di correre per la presidenza.
Sobchak è una giovane giornalista di idee liberali, che si è mostrata finora distante dal Cremlino e ha persino preso parte ad alcune proteste dell’opposizione.
La sua, ha detto, è una candidatura di protesta contro tutti.
E lei, infatti, si è ben guardata finora dall’esprimere alcuna critica a Putin. Ha anzi raccontato di aver comunicato la decisione di candidarsi direttamente al presidente, il quale «non mi sembrato felice».
Un copione già scritto
Molti osservatori sono convinti che la candidatura di Sobchak sia solo una pagina del copione scritto dal Cremlino per far sembrare le elezioni legittime e favorire la polverizzazione del voto d’opposizione.
Già a settembre il quotidiano Vedomosti aveva scritto che l’amministrazione presidenziale stava prendendo in considerazione di chiederle di candidarsi.
«È una bugia» ha scritto Sobchak sul suo blog. «Non ho mai avuto alcun contatto diretto né indiretto con la presidenza su questo. Non ho bisogno della loro benedizione».
Il padre di Ksenia, Anatoly, è stato una figura di primo piano. Sindaco di San Pietroburgo negli anni 90 quando Putin era il suo vice. E Putin stesso si è detto in molte occasioni in debito nei suoi confronti.
La candidatura di Sobchak è per alcuni solo un’operazione di maquillage per rinfrescare l’immagine di “opposizione amica”, fatta di uomini anziani come il comunista Gennady Zyuganov e l’ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky.
Aleksei Navalny – ritenuto a ovest di Mosca il più credibile oppositore di Putin – è capace di muovere una notevole massa critica di giovani istruiti ma la possibilità che riesca a correre per le presidenziali è tutt’altro che scontata. È stato da poco liberato, dopo 20 giorni di carcere, ma nessuno può dire se le sue grane con la giustizia sono finite.
Davvero i russi dovranno sentire la mancanza di Putin?
@daniloeliatweet
Le presidenziali in Russia si avvicinano. La candidatura – e la vittoria – di Putin sembra scontata. Ma il Cremlino deve mantenere la parvenza di una competizione regolare. E serve qualcosa in più del rosso Zyuganov e del bruno Zhirinovsky, veterani della “opposizione amica”