Domani il G7 su come gestire la crisi innescata dai Talebani. Ma sull’accoglienza ai richiedenti asilo attualmente non c’è intesa. L’Italia preme per un G20 straordinario
L’ambasciatore italiano in Afghanistan è rientrato con gran parte del personale italiano. A Kabul è rimasto il console, impegnato a portare in salvo collaboratori e attivisti che vogliono lasciare il Paese per il timore di una ritorsione dei Talebani.
Il nostro Paese ha già accolto 3mila richiedenti asilo, che si aggiungono ai 15mila già presenti nella nostra penisola. Altri 2.500 stanno per arrivare, attraverso un ponte aereo organizzato dal Ministero della Difesa. Ad accoglierli una fitta rete di organizzazioni, che comprende diocesi, parrocchie, associazioni umanitarie, semplici famiglie che hanno dato la loro disponibilità.
Ma è chiaro che solo un coordinamento europeo potrà farsi carico della tragedia dei profughi afghani. È quello che dichiarato anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “La gravità della situazione in Afghanistan rende ineludibile un raccordo ancor più stretto con i nostri alleati per definire una strategia comune a favore del popolo afghano e delle conquiste maturate finora”.
Domani i leader del G7 si riuniranno per fare il punto sulla situazione, mentre in Europa si litiga già su come gestire il probabile flusso di migranti dall’Afghanistan. Per l’Italia servono altri corridoi umanitari e da più parti si preme per favorire l’accelerazione delle pratiche lunghe e snervanti – in alcuni casi praticamente impossibili – per ottenere i ricongiungimenti familiari. Il summit straordinario dei Sette Grandi è stato convocato da Boris Johnson, che detiene la presidenza annuale del formato. Ma per il Governo italiano il G7 non basta. Su proposta dello stesso premier Draghi, la diplomazia italiana sta lavorando a un G20 straordinario per coinvolgere anche Russia, Cina, Turchia e India, attori “cruciali” nella partita afgana.
Domani il G7 su come gestire la crisi innescata dai Talebani. Ma sull’accoglienza ai richiedenti asilo attualmente non c’è intesa. L’Italia preme per un G20 straordinario