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Rojava: se le donne e la democrazia sconfiggono l’Isis


L'esperimento della Rojava, la regione del nord della Siria che i curdi hanno proclamato autonoma e difeso strenuamente contro diversi nemici dallo scoppio della guerra civile nel Paese, suscita spesso una fascinazione quasi romantica. La Costituzione (“Carta del Contratto Sociale”) che hanno proclamato è laica, democratica, multipartitica, multietnica, federalista e prevede – tra le altre cose - il rispetto dei diritti umani, dell'ambiente e della parità di genere.

Raqqa, SyriaKurdish fighters gesture while carrying their parties' flags in Tel Abyad of Raqqa governorate after they said they took control of the area June 15, 2015. Syrian Kurdish-led forces said they had captured a town at the Turkish border from Islamic State on Monday, driving it away from the frontier in an advance backed by U.S.-led air strikes that has thrust deep into the jihadists' Syria stronghold. The capture of Tel Abyad by the Kurdish YPG and smaller Syrian rebel groups means the Syrian Kurds effectively control some 400 km (250 miles) of the Syrian-Turkish border that has been a conduit for foreign fighters joining Islamic State. Picture taken June 15, 2015. REUTERS/Rodi Said

L’esperimento della Rojava, la regione del nord della Siria che i curdi hanno proclamato autonoma e difeso strenuamente contro diversi nemici dallo scoppio della guerra civile nel Paese, suscita spesso una fascinazione quasi romantica. La Costituzione (“Carta del Contratto Sociale”) che hanno proclamato è laica, democratica, multipartitica, multietnica, federalista e prevede – tra le altre cose – il rispetto dei diritti umani, dell’ambiente e della parità di genere.

Nei territori della Rojava convivono curdi, arabi, turcomanni, ceceni, assiri e armeni. Nelle milizie armate (Ypg) le donne combattono al fianco degli uomini e questo, in una guerra contro i fanatici islamici del Califfato islamico, ha un impatto psicologico ancor più forte. Al di là degli ideali e della seduzione libertaria che Rojava incarna, tuttavia, c’è un dato di fatto innegabile: qui lo Stato Islamico sta incontrando le maggiori difficoltà. Qui – contrariamente a quanto successo già in Iraq e nel centro della Siria – invece di avanzare il Califfato indietreggia, e le milizie curde sono decisamente più efficaci dell’esercito regolare iracheno o siriano, e probabilmente anche dei bombardamenti mirati della Coalizione anti-Isis a guida Usa. Nelle ultime settimane in particolare l’Ypg ha conquistato diverse aree importanti al confine con la Turchia, sottraendole agli uomini in nero del Califfo Al Baghdadi. In particolare la recente vittoria dei curdi a Tel Abyad potrebbe essere un punto di svolta per il quadro strategico della Siria nel suo complesso, e per le sorti dello Stato Islamico nel Paese.

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