Saman, la ragazza pachistana uccisa per essersi opposta al matrimonio combinato. Orlando Trinchi intervista l’avvocato penalista, attiva per i diritti civili e contro la mafia
“Coltivo la speranza, che spero non sia vana, che lo Stato si faccia sentire e prenda posizione”. L’augurio viene espresso da Loredana Gemelli, avvocato penalista da sempre attiva sul fronte dei diritti civili e dell’antimafia, in riferimento alla tragica vicenda di Saman Abbas, la diciottenne pachistana scomparsa da oltre un mese per essersi opposta al matrimonio combinato dai genitori, vicenda che le richiama alla mente, con drammatica precisione, quando nel 2006 prese le parti di Giuseppe Tempini, fidanzato di Hina Saleem, altra giovane pachistana assassinata dal padre e dagli zii, che pagò con la vita il prezzo di non essersi voluta conformare agli usi tradizionali della cultura d’origine.
Da Hina a Saman: qualcosa è cambiato?
Parliamo di Saman e penso a Hina. In questi sedici anni non è cambiato assolutamente nulla e lo Stato continua impotente ad assistere a fenomeni di questo genere. Per iniziare a dare un segnale forte della sua presenza, sarebbe sufficiente che in questi processi ci fosse la costituzione di parte civile dell’Avvocatura dello Stato e degli organi istituzionali, quali Comune e Regione. L’unico caso in cui ho rilevato un segnale di tal genere da parte dello Stato risale a diversi anni fa, quando l’allora Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna schierò l’Avvocatura dello Stato nel procedimento relativo all’omicidio della 46enne pachistana Begm Shnez, uccisa a mattonate dal marito geloso mentre la figlia Nosheen le faceva scudo con il proprio corpo. Mi auguro che la cosa cambi con questo processo.
Cos’altro dovrebbe fare lo Stato in casi come questo?
Quando un minore, in una famiglia, vive una condizione di disagio, lo Stato, attraverso gli assistenti sociali, monitora la situazione e può adottare misure invasive, arrivando a portare via il minore dalla famiglia. Con le differenze del caso, dovrebbe succedere qualcosa di analogo anche in circostanze come questa.
Il fratello di Saman, Ali Haider, ha confessato. Lo trova un buon segnale?
Il fratello fa parte delle nuove generazioni, più pronte al cambiamento. Una volta allontanato dalla famiglia, ha elaborato la situazione, collaborando con gli organi inquirenti e rivedendo in maniera critica quanto avvenuto.
Ha intenzione di costituirsi parte civile insieme all’associazione “Al posto tuo”?
Mi auguro che si costituisca anche l’associazione ADMI (Associazione Donne Musulmane d’Italia). Stiamo valutando se costituirmi parte civile io con l’associazione ADMI e far costituire una collega per l’associazione “Al posto tuo”, che ho fondato con alcune sodali per combattere i femminicidi in tutta Italia.
A cosa mira con questa iniziativa?
A sensibilizzare ulteriormente sulla questione: non è possibile che, di fronte a fatti di questo genere, che hanno un’eco nazionale, non venga ritenuta opportuna la costituzione di parte civile da parte dell’Avvocatura dello Stato.
Leggi l’intervista di Orlando Trinchi al politologo indiano Parag Khanna.
Saman, la ragazza pachistana uccisa per essersi opposta al matrimonio combinato. Orlando Trinchi intervista l’avvocato penalista, attiva per i diritti civili e contro la mafia
“Coltivo la speranza, che spero non sia vana, che lo Stato si faccia sentire e prenda posizione”. L’augurio viene espresso da Loredana Gemelli, avvocato penalista da sempre attiva sul fronte dei diritti civili e dell’antimafia, in riferimento alla tragica vicenda di Saman Abbas, la diciottenne pachistana scomparsa da oltre un mese per essersi opposta al matrimonio combinato dai genitori, vicenda che le richiama alla mente, con drammatica precisione, quando nel 2006 prese le parti di Giuseppe Tempini, fidanzato di Hina Saleem, altra giovane pachistana assassinata dal padre e dagli zii, che pagò con la vita il prezzo di non essersi voluta conformare agli usi tradizionali della cultura d’origine.