Con il nome d’arte Saype, l’artista francese Guillaume Legros riflette sui beni globali che vede a rischio: la pace e l’ambiente
Se c’è un artista oggi avvicinabile al multilateralismo, questi è Guillaume Legros, in arte Saype (“Say peace”, “Dì pace”). Forbes lo considera tra i trenta giovani più influenti al mondo e un giudizio analogo arriva dalla critica internazionale.
Saype, un francese trapiantato in Svizzera, è uno dei pionieri degli affreschi su erba: dipinge opere di grandi dimensioni “en plein air” utilizzando delle vernici da lui create, che sono biodegradabili e naturali al 100%. La sua “land art” esprime giudizi espliciti su temi globali quali sono appunto la pace nel mondo e la questione ambientale. Per questo messaggio il suo viene visto come un esempio di multilateralismo artistico. Il suo bianco è fatto di proteine di latte e gesso, mentre il nero è fatto di polvere di carbone. Tutta roba naturale che sparisce nell’arco di sessanta giorni che poi è la durata della ricrescita media di un manto erboso.
E questo aspetto introduce un’altra caratteristica dei lavori di Saype, vale a dire la loro caducità. Lavori maestosi realizzati in scenari magnifici fanno della sua arte un’arte da capire e per questo popolare. La deperibilità del suo costrutto è tuttavia il messaggio più forte che Saype lancia. Pace e ambiente, come le sue opere, sono beni altamente deperibili. A darci speranza, e a lui un bel po’ di soldi, sono i suoi indistruttibili plexiglass tipo la serie “les Aurores”.
Perché alla fine gli artisti, come tutti i grandi personaggi, vogliono passare alla storia ma anche un po’ alla cassa.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/febbraio di eastwest.
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