Si complica la situazione nella regione della Siria, con la Russia tra i due fuochi
Sempre più incandescente lo scontro tra la Turchia di Recep Tayyip Erdogan e le forze governative di Bashar al-Assad. A preoccupare maggiormente, il milione di abitanti nell’area, stretto nella morsa dei due eserciti. In questo quadro, ieri 14 Governi dell’Unione europea hanno chiesto a Siria e Russia di rispettare il cessate-il-fuoco nei termini dell’accordo del 2018, quando con la Turchia venne decisa una de-escalation proprio nella zona di Idlib.
D’altro canto, già nella giornata di martedì il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha escluso la possibilità di una tregua, che sarebbe “una capitolazione di fronte ai terroristi”. Ed è proprio il ruolo della Russia a essere sul filo del rasoio: nel conflitto siriano, Mosca ha appoggiato fin da subito Damasco ma su altri fronti è partner di Ankara. Il rischio di uno scontro diretto sul campo è difficile ma non impossibile: già la scorsa settimana l’aviazione russa ha bombardato alcuni obiettivi di forze anti-governative, appoggiate dalla Turchia. Secondo il Ministero della Difesa moscovita, l’esercito turco avrebbe aiutato i militanti a superare la difesa siriana in più punti.
Intanto, le dichiarazioni di Erdogan fanno pensare al peggio. Il leader turco ha infatti dichiarato la sua intenzione di “liberare i nostri punti di osservazione dall’esercito siriano entro la fine del mese, in un modo o nell’altro”. D’altro canto, prova calmare gli animi il Vice Ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, che si è sostanzialmente detto fiducioso dei colloqui che avverranno con la Turchia. Già ieri una delegazione russa si è recata ad Ankara per discutere della situazione, incontro forse propedeutico a quello del 5 marzo più volte annunciato da Erdogan ma non ancora ufficialmente confermato.
Da quanto si apprende, all’appuntamento di giovedì prossimo dovrebbero presentarsi, oltre al Presidente turco e a Vladimir Putin, anche Angela Merkel e Emmanuel Macron. La situazione è liquida: non è chiaro se ci sarà un vertice multilaterale o solo incontri bilaterali. Mosca fa sapere che Putin è un sostenitore del vertice e Dmitri Peskov, Portavoce del Cremlino, ha ricordato i toni positivi intercorsi nella telefonata avvenuta venerdì scorso tra il leader russo e quello turco. Bisognerà capire se l’attacco di Ankara contro l’esercito di Damasco effettivamente avverrà, fatto che potrebbe trasformare l’apparente normalità nelle relazioni tra Turchia e Russia in aperto conflitto.
Sempre più incandescente lo scontro tra la Turchia di Recep Tayyip Erdogan e le forze governative di Bashar al-Assad. A preoccupare maggiormente, il milione di abitanti nell’area, stretto nella morsa dei due eserciti. In questo quadro, ieri 14 Governi dell’Unione europea hanno chiesto a Siria e Russia di rispettare il cessate-il-fuoco nei termini dell’accordo del 2018, quando con la Turchia venne decisa una de-escalation proprio nella zona di Idlib.
D’altro canto, già nella giornata di martedì il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha escluso la possibilità di una tregua, che sarebbe “una capitolazione di fronte ai terroristi”. Ed è proprio il ruolo della Russia a essere sul filo del rasoio: nel conflitto siriano, Mosca ha appoggiato fin da subito Damasco ma su altri fronti è partner di Ankara. Il rischio di uno scontro diretto sul campo è difficile ma non impossibile: già la scorsa settimana l’aviazione russa ha bombardato alcuni obiettivi di forze anti-governative, appoggiate dalla Turchia. Secondo il Ministero della Difesa moscovita, l’esercito turco avrebbe aiutato i militanti a superare la difesa siriana in più punti.
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