Occhi puntati sulle elezioni del 23 luglio, che potrebbero portare un cambiamento di governo in Spagna e modificare gli equilibri politici nella Ue, anche in vista delle elezioni europee del prossimo anno
Lo scorso 1 luglio la Spagna ha assunto, per la quinta volta e dopo 13 anni dalla precedente, la presidenza del Consiglio dell’Unione europea per il secondo semestre dell’anno. Una presidenza cosiddetta d’oro, perché è l’ultima della legislatura comunitaria che si celebrerà completamente prima delle elezioni dell’Europarlamento previste tra il 6 e il 9 giugno del 2024. Il governo spagnolo ha lavorato alla sua realizzazione per diversi mesi, con incontri bilaterali con i diversi Paesi membri dell’Unione e alcuni di quelli del continente sudamericano, i cui capi di Stato saranno convocati a luglio a Bruxelles per il vertice tra la Ue e la CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños).
La novità delle ultime settimane, intervenuta a modificare parzialmente i lavori di inizio del semestre spagnolo, è data dalla convocazione anticipata delle elezioni in Spagna per il prossimo 23 luglio, decisa dal Presidente Pedro Sánchez dopo i risultati delle elezioni regionali e municipali dello scorso 28 maggio che hanno registrato una sconfitta delle sinistre oggi al governo del Paese.
Per questa ragione, per lasciare fuori dal dibattito nazionale un’istituzione come il Parlamento europeo, Sánchez ha chiesto e ottenuto di posticipare la presentazione nell’eurocamera delle priorità della presidenza spagnola a settembre, altrimenti prevista il 13 luglio, in piena campagna elettorale. D’altra parte, la Presidente dell’Europarlamento, la conservatrice Roberta Metsola, ha rinviato senza data il viaggio in Spagna che si sarebbe dovuto realizzare alla fine del mese di giugno, decisione approvata con la contrarietà del gruppo socialista e i voti favorevoli del PPE e delle destre europee.
La celebrazione di elezioni in un paese che ospita un semestre di presidenza europea è qualcosa che accade con sufficiente normalità in Europa. Ma per quanto il governo spagnolo insista nel sostenere che la presidenza è un progetto di paese e non dell’Esecutivo, la preoccupazione del ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares è che qualcuno voglia politicizzarla. Gli occhi delle cancellerie europee sono tutti puntati infatti sugli esiti delle elezioni spagnole di luglio, che potrebbero prefigurare un cambiamento di ciclo politico nel paese iberico e quindi, con le elezioni europee del prossimo anno, modificare sensibilmente gli equilibri politici nella Ue.
Un Paese dell’Unione rispettato e affidabile
La Spagna partecipa al progetto europeo dal 1 gennaio del 1986, con l’arrivo della democrazia il Paese iberico sollecitò la sua adesione nel 1977, aspirazione soddisfatta con il Trattato d’adesione firmato a Madrid il 12 giugno del 1985. La Spagna ha già ospitato la presidenza del Consiglio dell’Unione europea nel 1989, 1995, 2002 e 2010. Nel frattempo, e particolarmente con l’ultimo governo di coalizione progressista, la Spagna è cresciuta in autorevolezza dentro la Ue. La buona gestione della pandemia e delle sue conseguenze economiche con la costruzione di uno scudo sociale e l’utilizzo efficiente dei fondi del Next Generation, la capacità di far fronte alla crisi energetica con l’introduzione di un tetto al prezzo del gas e il progetto sull’idrogeno verde, la buona performance economica che la colloca alla guida della ripresa in Europa: tutto ciò ha fatto della Spagna un Paese dell’Unione rispettato e affidabile. Ed è con questa consapevolezza che il Paese affronta la sua quinta presidenza europea.
Il programma di un prossimo semestre europeo si conosce solo una quindicina di giorni prima della sua apertura, per non interferire in alcun modo sulla presidenza in corso. E Sánchez ne ha illustrato le priorità in conferenza stampa lo scorso 15 giugno. Un programma che si dipanerà in iniziative previste in tutte le Comunità autonome spagnole.
“L’Europa è stata la nostra porta per la modernità e sarà il cammino che ci condurrà al futuro migliore”, ha affermato Sánchez, introducendo i quattro assi attorno ai quali si svilupperà il programma del semestre spagnolo: reindustrializzare la Ue e garantire la sua autonomia strategica aperta; avanzare nella transizione ecologica; consolidare il Pilastro Sociale; rafforzare l’unità europea.
Il programma del semestre spagnolo
Il primo asse strategico significa proporre una strategia comune della Ue per garantirne la leadership sull’economia a livello globale. Si tratta perciò di recuperare quel tessuto industriale e crearne uno nuovo per allentare la dipendenza europea da paesi terzi in ambiti cruciali come l’energia, la sanità o l’alimentazione. Avanzare sul piano dell’autonomia strategica aperta vuol dire anche diversificare le relazioni commerciali europee, privilegiando, ad esempio, quelle con l’America Latina. In questo senso, rilevante appare il prossimo Vertice tra la Ue e la CELAC.
Progredire nella transizione ecologica e l’adattamento ambientale permetterà un risparmio di oltre 130 miliardi di euro in importazioni di combustibili fossili fino al 2030 e la creazione di circa un milione di posti di lavoro in questo decennio per l’aumentata competitività delle imprese europee. La presidenza spagnola promuoverà una riforma del mercato elettrico che acceleri il dispiegamento delle energie rinnovabili.
L’obiettivo di una maggiore giustizia sociale ed economica si realizza nel consolidamento del Pilastro Sociale dell’Unione europea. La Spagna lavorerà per stabilire alcuni standard minimi comuni fiscali per le imprese e combatterà l’evasione fiscale delle multinazionali. S’impegnerà per realizzare una riforma delle regole fiscali che metta fine alle politiche di austerità e per avanzare nel Pilastro Europeo sui Diritti Sociali.
La quarta strategia, infine, riferita al rafforzamento dell’unità europea, comporterà un’iniziativa per l’approfondimento del mercato comune, il completamento dell’unione bancaria e dei mercati di capitali. Si lavorerà anche al consolidamento di strumenti comuni come i fondi del Next Generation e per avanzare nella gestione coordinata dei processi di migrazione e asilo.
Nel corso della conferenza stampa è stato presentato anche il logo del semestre spagnolo, dove la E di Ue è una bandiera spagnola stilizzata con tre strisce orizzontali, rossa, gialla e rossa.
L’agenda internazionale di Sanchez
In vista del semestre europeo, Sánchez ha moltiplicato la sua iniziativa e visibilità a livello internazionale. Non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti, dove si è recato a metà maggio, rafforzando col Presidente Joe Biden la cooperazione bilaterale tra i due Paesi in diversi settori tra cui l’emergenza climatica, lo sviluppo di scienza e tecnologia e i fenomeni migratori. Qualche settimana dopo, a giugno, nel palazzo della Moncloa, il Presidente del governo spagnolo riceveva Gina Raimondo, segretaria del Commercio degli Stati Uniti, per affrontare alcuni problemi in materia di commercio e tecnologia.
In Europa Sánchez ha realizzato un giro di consultazioni con i diversi Paesi membri. Iniziando dal Portogallo, con cui la consuetudine alla cooperazione si è rafforzata negli ultimi anni. Con António Costa, il Presidente del governo spagnolo condivide le priorità da proporre al dibattito europeo, che li ha visti realizzare l’intesa con la Ue sul price cap mesi prima di quanto avvenuto tra tutti i paesi dell’Unione. La buona sintonia tra i due governi è caratterizzata dalla triplice appartenenza europea, iberoamericana e mediterranea. Rafforzata anche la collaborazione con la Francia in vista della presidenza spagnola, con cui assieme al Portogallo, condivide il progetto H2Med (a cui si è aggiunta successivamente l’adesione della Germania), che comporta la definizione di un corridoio nel Mediterraneo per il trasporto dell’idrogeno verde mettendo in connessione la penisola Iberica col resto del continente europeo. Tra gli altri, Sánchez ha incontrato la Presidente del governo italiano Giorgia Meloni, discutendo temi quali la competitività, la riforma del mercato elettrico e il Patto sulle Migrazioni e l’asilo.
Negli ultimi mesi sono andati in visita in Spagna anche i presidenti di alcuni Paesi sudamericani, come il colombiano Gustavo Petro, l’argentino Alberto Fernandez il brasiliano Lula da Silva. Sánchez ha confermato il suo appoggio al processo di pace avviato da Petro in Colombia. Petro ha parlato dell’importanza che l’area Iberoamericana abbia una voce internazionale propria, perciò la conferenza tra Unione Europea e America Latina e Caribe prevista all’interno del semestre spagnolo i prossimi 17 e 18 luglio, rappresenta un’occasione imperdibile. Tra l’altro, in quello stesso periodo, il Brasile ospiterà la presidenza del Mercosur, di cui sono Stati membri Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela (quest’ultimo successivamente sospeso, e a cui si sono associati Bolivia, Cile, Perù, Colombia ed Ecuador).
L’Unione europea ha deciso di realizzare un salto qualitativo nelle sue relazioni politiche e diplomatiche con il Sudamerica e il Caribe, un’area di 33 paesi e 700 milioni di abitanti su cui si va estendendo con successo l’influenza cinese e russa. Innanzitutto con un pacchetto di investimenti al quale la Spagna contribuirà con 9,4 miliardi di euro. E poi con l’idea di stabilire un organo di relazioni permanente tra le due entità geografiche e politiche. Perciò, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha realizzato a metà giugno un viaggio diplomatico nel continente sudamericano. Il vertice tra Ue e Celac di luglio è il primo che si celebra dopo otto anni e la Ue vorrebbe fissare già un prossimo appuntamento di alto livello nel 2025, in Colombia. Obiettivo dell’Unione europea è rilanciare gli accordi commerciali e di associazione come quelli con il Messico e il Mercosur e completare le procedure del patto con il Cile, e quelli che ha già firmato con il Centroamerica e con l’asse Colombia-Perù-Ecuador.
In vista delle prossime elezioni…
Le elezioni locali in Spagna dello scorso 28 maggio hanno certificato il sorpasso del Pp sul Psoe. I socialisti non hanno perso molti voti (400.000 rispetto al 2019), ma hanno perduto molto potere: il governo di sei Comunità autonome e delle principali città del Paese; mentre Unidas Podemos non è riuscita a entrare nei consigli regionali e municipali di Madrid e Valencia. Il leader del Pp, Alberto Núñez Feijóo, prova senza complessi l’alleanza con Vox, che potrebbe risultare vincente il 23 luglio e governare il Paese nella prossima legislatura.
Le sinistre che hanno governato in coalizione negli ultimi quattro anni possono vantare una performance dell’economia spagnola particolarmente positiva, che la colloca alla testa dei paesi dell’eurozona. Sia per quanto riguarda la crescita del Pil (il 2,1% previsto dall’Ocse per il 2023), che per la riduzione dell’inflazione (stimata inferiore al 4% per quest’anno); mentre l’occupazione supera un nuovo record (20,8 milioni di lavoratori a maggio), sempre più con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Sánchez ha anticipato le elezioni a luglio con l’intenzione di mobilitare l’elettorato progressista e impedire così la formazione di una maggioranza di governo a guida popolare con la presenza dell’estrema destra. Alla sinistra del Psoe, la novità è data dalla costituzione di un’unica lista nella coalizione elettorale Sumar, guidata dalla vicepresidente e ministra del Lavoro Yolanda Díaz.
Tra un anno ci saranno le elezioni europee, perciò il risultato che verrà dalle prossime elezioni spagnole avrà un grande impatto sugli equilibri futuri della Ue. In vista dell’appuntamento europeo, l’estrema destra lavora per una candidatura unica, o almeno a un patto con il Partito popolare europeo di Manfred Weber, andato già più volte a Roma a incontrare Giorgia Meloni, come presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.
Le destre governano nella gran parte dei paesi europei, ma i popolari non sono al governo di nessuna delle principali economie europee. Perciò la Spagna è particolarmente ambita, perché potrebbe rappresentare l’esperimento di un patto con l’estrema destra da replicare nel 2024 a Bruxelles.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di Luglio/Settembre di eastwest
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Lo scorso 1 luglio la Spagna ha assunto, per la quinta volta e dopo 13 anni dalla precedente, la presidenza del Consiglio dell’Unione europea per il secondo semestre dell’anno. Una presidenza cosiddetta d’oro, perché è l’ultima della legislatura comunitaria che si celebrerà completamente prima delle elezioni dell’Europarlamento previste tra il 6 e il 9 giugno del 2024. Il governo spagnolo ha lavorato alla sua realizzazione per diversi mesi, con incontri bilaterali con i diversi Paesi membri dell’Unione e alcuni di quelli del continente sudamericano, i cui capi di Stato saranno convocati a luglio a Bruxelles per il vertice tra la Ue e la CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños).
La novità delle ultime settimane, intervenuta a modificare parzialmente i lavori di inizio del semestre spagnolo, è data dalla convocazione anticipata delle elezioni in Spagna per il prossimo 23 luglio, decisa dal Presidente Pedro Sánchez dopo i risultati delle elezioni regionali e municipali dello scorso 28 maggio che hanno registrato una sconfitta delle sinistre oggi al governo del Paese.