Svezia e Norvegia: i rifugiati e la via del Nord
Il 12 Novembre la Svezia ha attivato dei controlli temporanei presso il ponte sull’Öresund, che a Malmö collega lo stato alla vicina Danimarca. L’arrivo di duecentomila migranti è previsto nel solo anno in corso in Svezia, la cui popolazione non arriva a dieci milioni (il 12 Novembre milleseicento persone hanno inoltrato richiesta di asilo). Nel continente il paese nordeuropeo accoglie il maggior numero di rifugiati in rapporto alle dimensioni della popolazione.
Le istituzioni svedesi assicurano elevati standard di condizioni di permanenza ai rifugiati, ma i drammatici eventi in Medio Oriente hanno accelerato gli arrivi.
Il Premier svedese Stefan Löfven (Social Democratici) ha sottolineato la necessità di mantenere i flussi entro proporzioni sostenibili dal paese nordico, che in relazione alla popolazione residente sta compiendo sforzi di accoglienza doppi rispetto alla Germania. Le difficoltà legate all’integrazione sono state sfruttate di recente dal partito populista di destra (gli Sverigedemokraterna) ma la maggioranza degli svedesi non ha perso di vista l’aspetto umano, centrale nella crisi dei rifugiati: sono stati fondati gruppi come ‘Vi gor vad vi kan’ (‘we do what we can’) per sostenere materialmente quanti arrivano in Svezia da aree di conflitto.
I cittadini si sono mobilitati con il coordinamento di organizzazioni come l’Agenzia Svedese della Migrazione (‘Migrationsverket’) e molte attività commerciali destinano parte dei proventi al sostegno dei rifugiati. Nonostante la carenza di immobili, le città hanno allestito piani per le iniziative di aiuto ai rifugiati. Centinaia di persone organizzano corsi di lingua e la Croce Rossa svedese è presente con attivisti in decine di luoghi dove i rifugiati sono ospitati.
Sempre il 12 Novembre, al margine di un incontro dei leader parlamentari, la Norvegia ha annunciato che non vi è, al momento, necessità di introdurre controlli alle frontiere. Erna Solberg, la quale è Primo Ministro e guida il partito dei Conservatori, al governo con il partito di destra Fremskrittspartiet, ha chiarito che le proposte legislative di adeguamento alla mutata dimensione dei flussi saranno portate avanti in accordo con Laburisti, Cristiano Democratici e Sinistra Socialista: l’esecutivo ha riconosciuto la necessità di tutelare i valori alla base dello stato a favore dell’assistenza ai rifugiati provenienti da aree di conflitto.
Parte dei rifugiati entra in Norvegia passando, dalla regione artica, per il confine con la Federazione Russa, che ha affermato di non poter impedire i liberi movimenti di persone - regolarmente presenti in Russia - verso altri stati, perchè ciò sarebbe contrario alle leggi internazionali: rimane quindi alla Norvegia il compito di occuparsi dei richiedenti asilo, che hanno naturalmente bisogno di diverse misure di assistenza, in un paese con condizioni climatiche molto diverse dalle regioni di provenienza. Solo nella prima settimana di Novembre hanno chiesto di stabilirsi nello stato nordico in quasi duemilacinquecento.
Quest’anno i richiedenti asilo in Norvegia hanno superato le 24,000 persone, raddoppiando il numero registrato nel 2014. Alla fine di Ottobre (nonostante controverse campagne per ‘pubblicizzare’ difficoltà di inserimento e regole del paese di arrivo) il Governo norvegese ha iniziato a valutare un massiccio prelievo dal fondo sovrano (destinato a controbilanciare il futuro esaurimento dei proventi del petrolio) per fare fronte ai costi crescenti dell’integrazione dei rifugiati, il cui numero dovrebbe aumentare ulteriormente nel 2016. Il rispetto dei diritti umani assicurato negli stati del Nord Europa porta tuttora quanti fuggono dai conflitti a considerarli destinazioni che valgono le pesanti incertezze del tragitto.
Il 12 Novembre la Svezia ha attivato dei controlli temporanei presso il ponte sull’Öresund, che a Malmö collega lo stato alla vicina Danimarca. L’arrivo di duecentomila migranti è previsto nel solo anno in corso in Svezia, la cui popolazione non arriva a dieci milioni (il 12 Novembre milleseicento persone hanno inoltrato richiesta di asilo). Nel continente il paese nordeuropeo accoglie il maggior numero di rifugiati in rapporto alle dimensioni della popolazione.
Le istituzioni svedesi assicurano elevati standard di condizioni di permanenza ai rifugiati, ma i drammatici eventi in Medio Oriente hanno accelerato gli arrivi.
Il Premier svedese Stefan Löfven (Social Democratici) ha sottolineato la necessità di mantenere i flussi entro proporzioni sostenibili dal paese nordico, che in relazione alla popolazione residente sta compiendo sforzi di accoglienza doppi rispetto alla Germania. Le difficoltà legate all’integrazione sono state sfruttate di recente dal partito populista di destra (gli Sverigedemokraterna) ma la maggioranza degli svedesi non ha perso di vista l’aspetto umano, centrale nella crisi dei rifugiati: sono stati fondati gruppi come ‘Vi gor vad vi kan’ (‘we do what we can’) per sostenere materialmente quanti arrivano in Svezia da aree di conflitto.
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